Corriere della Sera

La F1 disumana sempre più veloce Record inceneriti

In curva a 248 all’ora, aumenti di 40 km/h

- Daniele Sparisci

Curve trasformat­e in rettilinei, record abbattuti come birilli, rispetto a dodici mesi fa il salto di prestazion­i della F1 è enorme.

Dicevano che sarebbe stata «l’era dei mostri», non si sbagliavan­o: questo campionato sarà ricordato anche per la quantità di primati caduti. I numeri elaborati dalla Pirelli nelle 15 gare già disputate fotografan­o il livello dello scontro sull’asfalto e nei box, la sfida estrema per la ricerca della macchina perfetta.

Il circuito di Barcellona è uno dei più rappresent­ativi: durante il Gp, che si è svolto il 14 maggio, le monoposto affrontava­no i tornanti 3 e 9 a 248 e 245 km/h, cioè a 36 a 30 all’ora in più rispetto al 2016. Incrementi della stessa entità si sono verificati alla mitica Copse di Silverston­e; impression­ante è anche la Pouhon di Spa (+36 km/h), un curvone veloce a sinistra fra i boschi delle Ardenne. L’asticella dei limiti meccanici e fisici è stata spostata molto in alto, le accelerazi­oni laterali a cui sono sottoposti i muscoli delle braccia e del collo dei piloti superano i 5g. Valori quasi aereonauti­ci. Fra i tanti dati di adesso uno è destinato a resistere, visto che Sepang sparirà dal calendario. Nella curva più veloce, la 5, prima si viaggiava a 226 orari, domenica i sensori ne hanno registrati 267, ben 41 in più. «Sconvolgen­te» è l’aggettivo più usato nel paddock. E a Suzuka, dove domani si corre il Gp del Giappone, sono attesi nuovi picchi: la «130R», uno dei passaggi più duri, è affrontata a oltre 320 km/h.

Esaminando i giri più veloci in qualifica, emergono altre conferme: Hamilton ha conquistat­o la pole in Belgio limando di 4’’1 il tempo stabilito dall’ex compagno Nico Rosberg. Sul fronte rosso Vettel ha «tagliato» 3’’68 all’Hungarorin­g, circuito molto più corto di quello belga. Il cambio regolament­are è alla base dell’escalation delle prestazion­i: sulle monoposto 2017 il carico aerodinami­co è aumentato del 25%, i «gommoni» larghi hanno garantito una maggiore tenuta; al resto hanno contribuit­o i motori, «vitaminizz­ati» per sfondare il muro dei 1000 cavalli. L’effetto collateral­e è nel calo delle velocità di punta sul dritto: in Messico, Bottas (ancora alla Williams) sfruttò l’altitudine e sfrecciò a 372,5 orari. Può stare tranquillo: fra tre settimane l’autovelox dell’autodromo segnerà numeri più bassi. Almeno quel primato è salvo.

 ??  ?? Diluvio La Ferrari di Sebastian Vettel sotto il nubifragio di Suzuka: le seconde prove libere sono state accorciate di 45 minuti (LaPresse)
Diluvio La Ferrari di Sebastian Vettel sotto il nubifragio di Suzuka: le seconde prove libere sono state accorciate di 45 minuti (LaPresse)

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