Battisti, l’assassino coccolato, non è una vittima del sistema
Brasile, non si ferma il dossier estradizione. L’ipotesi di una revoca del visto di residenza permanente
Arrestato e poi liberato: Cesare Battisti resta in Brasile. Ma il dossier estradizione non si chiude. Ieri, in aeroporto, ha brindato, davanti ai fotografi, dopo la decisione del giudice di rimetterlo in libertà.
Cesare Battisti dunque è già in libertà, dopo il soggiorno lampo in un commissariato sperduto al confine tra Brasile e Bolivia, senza avere nemmeno messo piede in prigione. Accompagnato da un legale è partito in macchina nella notte per Campo Grande, la capitale del Mato Grosso do Sul, e da qui ha preso un aereo per San Paolo.
All’aeroporto, seduto in un bar con un panino e una birra, ha accennato ai fotografi sollevando il bicchiere di birra. Gesto ironico e beffardo, niente di nuovo insomma nel personaggio.
Il magistrato che lo ha rimesso in libertà gli ha imposto soltanto di non lasciare la città di residenza e comparire una volta al mese alla polizia per firmare il registro. Per il resto Battisti è un libero cittadino, ha un permesso di soggiorno permanente, in Brasile dovrà rispondere tutt’al più del reato di esportazione illegale di valuta per il quale è stato fermato al confine.
Vincendo il ricorso, i suoi avvocati hanno smontato la tesi del giudice che lo aveva fatto arrestare, per il quale il tentativo di scappare dal Brasile era da considerarsi alla stregua di un reato.
La vicenda dell’estradizione in Italia si allunga, ma non si complica più di tanto. È questa la valutazione nel vasto fronte che si sta attivando per il rimpatrio, il quale parte da Roma, passa dalla nostra ambasciata in Brasile e arriva fino al governo di Michel Temer, al cui interno il consenso per la restituzione resta ampio. Si allunga perché tutto sarebbe stato più semplice con Battisti dietro le sbarre.
L’ottimismo era tale, fino a due giorni fa, che un aereo militare era sulla pista di Corumbà pronto a decollare con a bordo l’eterno fuggitivo. Invece, com’era in qualche modo prevedibile, non è stato difficile per i legali ottenerne la messa in libertà. È presumibile ora che Battisti venga sorvegliato a vista mentre il piano per estradarlo si rimette in moto, per evitare un nuovo tentativo di fuga dal Brasile. E per consegnarlo all’Interpol occorre ovviamente prima un mandato di arresto.
Manca un tassello, poi il presidente Michel Temer è pronto alla firma, si sostiene da più parti a Brasilia. Il parere chiesto da Temer ai suoi consulenti giuridici è favorevole (l’attuale presidente può cancellare un atto di quello precedente, cioè Lula), ma c’è da aggirare i due habeas corpus presentati dalla difesa di Battisti al Supremo tribunale federale.
Ai suoi che si stanno occupando della vicenda, Temer ha chiesto di procedere con i piedi di piombo, affinché i prossimi
Gli obblighi Il magistrato gli ha imposto di firmare alla polizia una volta al mese e restare in città Temer Il presidente brasiliano ha chiesto ai consulenti che i prossimi passi siano inappellabili
passi siano inappellabili. Una strada potrebbe essere la revoca del visto di residenza permanente, il quale (unito al fatto di avere una moglie e un figlio brasiliani) impedisce la sua espulsione o deportazione, secondo la legge.
Va considerato che la vicenda Battisti ha una rilevanza assai relativa nei complicati rapporti tra politica e giustizia oggi in Brasile. Su Temer pendono due denunce per corruzione, e gli atti che lo preoccupano passano proprio da quel Supremo dove tutte le istanze della annosa questione si incrociano.