Corriere della Sera

«Politico o meno è un killer e deve scontare qui la pena No a bovarismi antagonist­i»

Violante: serve una società di doveri e responsabi­lità

- di Virginia Piccolillo (foto Reteglobo, via Ansa)

«Cesare Battisti è stato, e resta, un assassino. Aveva il diritto di fuggire, come tutti i condannati. Ma ora deve scontare la pena. Il nostro Paese non si salva se non cominciamo a riflettere su una società dei doveri e delle responsabi­lità». Per Luciano Violante, ex magistrato antiterror­ismo negli anni di piombo ed ex presidente della Camera, il nostro Paese deve ottenere l’estradizio­ne dal Brasile dell’ex membro dei Pac (Proletari armati per il comunismo) condannato in via definitiva per quattro omicidi.

Come? È un rifugiato politico. E rivendica un impegno preso da Lula.

«Credo che il rifiuto all’estradizio­ne si basi sul fatto che l’ergastolo in Brasile non è previsto. Ma penso che lo Stato italiano si possa impegnare a non fargli scontare più della pena massima di 30 anni».

La scarcerazi­one può influire sulla nostra richiesta di estradizio­ne? Il sottosegre­tario Cosimo Ferri dice di no.

«Bisognereb­be conoscere meglio gli atti. Io non li conosco».

Nel 2004, per primo a sinistra, lei disse al «Corriere»: «Lo Stato non può essere titolare del perdono davanti a diritti di questa ferocia. Chi siamo noi per esercitare questo potere?». La pensa così ancora oggi che è passato tanto tempo dagli anni di piombo?

«Bisognereb­be chiederlo agli assassinat­i. Io credo che il perdonismo non aiuti. È un modo per non affrontare la realtà nella sua oggettiva durezza. Dobbiamo fare un passo avanti nella responsabi­lità se vogliamo ricostruir­e l’anima Perdonismo Il perdonismo non aiuta: è un modo per non affrontare la realtà nella sua oggettiva durezza del nostro Paese».

Molti definiscon­o Battisti un «ex» terrorista. Questo non incide?

«Non infiliamoc­i in labirinti intellettu­alistici. La questione è ormai superata. Il terrorismo da noi è stato sconfitto. Politico o meno, è un assassino. E non è che essere o essere stato terrorista sia una giustifica­zione di per sé. Sarebbe ridicolo».

C’è chi lo ha pensato, anche a sinistra?

«C’è una parte della tradizione francese, un certo bovarismo, secondo la quale tutto ciò che appare frutto della libertà e dell’antagonism­o va giustifica­to. Non è così. E se avessero vinto i terroristi non so se avrebbero avuto lo stesso tipo di atteggiame­nto nei nostri confronti».

E da noi?

«Io e altri come me, nel Pci, siamo sempre stati fermi. Non ho mai derogato al principio per cui chi spara su un cittadino inerme, con o senza l’alibi dell’ideologia, va punito senza equivoci. Poi è vero che c’è un’area a sinistra che, in perfetta buona fede, ha cercato giustifica­zioni e perorato il perdono, ma con la linea della legalità abbiamo vinto lasciandoc­i il terrorismo alle spalle».

Ora risorge sotto altre forme.

«Non c’è nessuna parentela con quello di allora. Il terrorismo di oggi ha alle spalle una guerra. Un’emanazione di un campo di battaglia che è altrove. Con una motivazion­e religiosa sulla quale ci sarebbe molto da riflettere».

Perché?

«C’è una certa laicizzazi­one: questi terroristi bevono alcool, frequentan­o locali notturni, si drogano. Che c’entrano con l’Islam? Sono espression­e di un progetto politico che intende affermare il proprio dominio con l’alibi della religione. Niente a che vedere col terrorismo di ieri».

Tornando a Cesare Battisti, chi lo difende contesta le condanne dicendo che il suo è un processo indiziario.

«Sono argomentaz­ioni che lasciano il tempo che trovano. Che vuol dire? Che chi è condannato in un processo indiziario va considerat­o innocente? Mi sembrano sempre frutto del giustifica­zionismo che tra l’altro ispira un atteggiame­nto diverso a seconda se chi è spara è di destra o di sinistra».

Le protezioni, gli arresti e le evasioni. Battisti non è un personaggi­o anomalo?

«L’anomalia sta nel fatto che sia sempre riuscito a scappare. Nella sua capacità di fuga. È un latitante profession­ista. Certamente ha goduto di protezioni, non so quali. Ma ora deve essere riconsegna­to al nostro Paese. Il pietismo non risolve. Ci sono le vittime che spesso sono considerat­e una sorta di accessorio. Una società seria le difende senza equivoci».

 ??  ?? Al «Corriere» Le parole — nel 2004 — di Luciano Violante, allora capogruppo Ds alla Camera, contro la dottrina Mitterrand applicata a Battisti
Al «Corriere» Le parole — nel 2004 — di Luciano Violante, allora capogruppo Ds alla Camera, contro la dottrina Mitterrand applicata a Battisti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy