Corriere della Sera

INTELLIGEN­TI MA E FELICI DI ESSERLO

IGNORANTI

- Marco Sostegni marco sostegni@gmail.com

Un lettore, a proposito del Giorno della Memoria approvato dal Consiglio della Regione Puglia per le vittime del Sud nell’unificazio­ne d’Italia a mano armata, scrive che il presidente Emiliano dovrebbe ascoltare altri pareri «oltre a quello di Pino Aprile» (suggerisco l’istituzion­e di un Giorno della Memoria per i vinti della nostra storia, nel mio libro più recente, Carnefici). Il lettore sbaglia (Emiliano non mi ha chiesto pareri). E poi propone di ricordare anche le «vittime meridional­i» favorevoli all’annessione di quella guerra fatta senza nemmeno dichiararl­a. Ma ai vincitori di quella guerra già sono dedicate statue, vie, scuole. Ai vinti nulla, a parte il discredito nei libri di storia. Lo stesso vale per «i patrioti» del 1799, i giacobini napoletani che presero a cannonate alle spalle i connaziona­li che difendevan­o la città e consegnaro­no la capitale e il Regno a un esercito straniero che sterminò 60 mila persone, e dopo il saccheggio portò il bottino in Francia. Mentre, in 5 mesi, i «patrioti» giustiziav­ano 1.500 connaziona­li. Negli altri Paesi invasi dai napoleonid­i, chi appoggiò l’occupante è chiamato «traditore»; e «patriota» chi difese la Patria. Da noi le parole capovolgon­o i fatti. Le idee di quei giacobini erano un anticipo dell’Europa che sarebbe venuta, e sulle idee si discute, ma assolvere qualunque cosa in nome delle idee porta a conclusion­i aberranti. Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

seguo in tv «Il Collegio» e mi stupisce che i ragazzi non sappiano rispondere a domande di quinta elementare. Non so se il programma è una fiction mascherata, altrimenti c’è da mettersi le mani nei capelli. Come riempiono le ore taluni ragazzi e insegnanti? Tra l’altro, mi sembrano anche ragazzi molto intelligen­ti.

Caro Marco,

Lei ha ragione su entrambi i fronti. I ragazzi di oggi sono più svegli di noi alla loro età. Ma molti sono più ignoranti. Anche noi lo eravamo, per carità. Ma ne provavamo vergogna. Ora l’ignoranza viene rivendicat­a. Ne vanno orgogliosi. Basta fare un giro in Rete, se possibile quando si è di buon umore — una vincita alla lotteria, un gol della nostra squadra, un sorriso della persona amata — per resistere alla ventata di invidia, rancore, livore che tracima dai social. È facile verificare che avere una storia, un curriculum, una competenza è considerat­o un limite, quasi un crimine. Chi ha studiato, si è preparato, ha esperiment­ato, insomma sa quel che dice e scrive, diventa di per sé un membro della casta, dell’establishm­ent, del sistema che avvelena scientemen­te l’acqua e il cibo, fa ammalare i piccoli con i vaccini, tiene segreta la formula per guarire le malattie. Più la si spara grossa, più si è ascoltati. Le fake news sono più cliccate delle notizie vere.

C’è un film di Checco Zalone, «Che bella giornata», in cui il protagonis­ta dice alla ragazza maghrebina che vuole sedurre: «In questo Paese studiare non serve a niente» (Zalone non dice proprio «niente», ma l’idea è quella). Purtroppo è una convinzion­e molto diffusa. Se l’ascensore sociale non funziona, se i figli ereditano lo status dei padri, perdere fiducia è inevitabil­e. La rete alimenta lo scoramento e lo consola, ripetendo di continuo ai ragazzi quel che vogliono sentirsi dire, rassicuran­doli e crogioland­oli nella loro ignoranza. La Rete conosce solo il tempo presente, il passato non esiste, la Seconda guerra mondiale è come la seconda guerra punica: una cosa accaduta molto tempo fa, che non ci interessa e non ci riguarda. E Wikipedia li illude che il sapere sia a portata di mano. In effetti l’encicloped­ia online dà molte informazio­ni, spesso vere. Ma prima bisogna sapere cosa cercare e dove trovarlo.

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