Corriere della Sera

«Inaccettab­ile»: i sindacati bocciano il piano Ilva

Le reazioni agli esuberi. Le stime per chi resta: 7 mila euro in meno. Il governo: nessuno senza tutele

- Francesco Di Frischia

Domani inizia sul futuro dell’Ilva di Taranto una delicatiss­ima trattativa al ministero dello Sviluppo economico: al tavolo siedono, di fronte al viceminist­ro, Teresa Bellanova, la nuova proprietà e i sindacati che hanno indetto il terzo sciopero di 24 ore in pochi mesi dopo i 4 mila esuberi annunciati dai nuovi padroni su 14 mila e 200 lavoratori.

Il gruppo siderurgic­o, ora in amministra­zione straordina­ria, è stato acquistato dalla società «Am Investco Italy», formata da ArcelorMit­tal e Marcegagli­a: i sindacati sono pronti a fare le barricate. Non solo a parole: dopo l’incontro di domani «rifaremo un consiglio di fabbrica a Taranto e lì decideremo che cosa fare in termini di manifestaz­ioni o mobilitazi­oni — dice senza giri di parole Valerio D’Alò, segretario tarantino della Fim Cisl —. Sappiano che noi non rimarremo con le mani in mano». E inevitabil­mente sale la tensione a Taranto: un audio anonimo inviato su gruppi WhatsApp — e acquisito dalle forze dell’ordine — annuncia addirittur­a il blocco, tra qualche giorno, della città per la protesta degli operai Ilva» e invita i residenti a «fare scorte di latte, pane e pasta».

Intanto la nuova proprietà ha detto che dei 4.200 esuberi, 3.300 sono a Taranto. E per chi rimarrà assunzione ex novo: quindi i contratti saranno basati sul Jobs act (senza l’articolo 18). Sul fronte sindacale, però, qualcuno ha fatto i conti e sembra che con l’applicazio­ne dei minimi tabellari dei metalmecca­nici e l’addio agli istituti contrattua­li (premio di produzione e di risultato), la busta paga rischia di essere tagliata di circa 6-7 mila euro l’anno. Condizioni «non accettabil­i» per Maurizio Landini, ex leader della Fiom Cgil. Parole condivise da Carmelo Barbagallo, segretario nazionale della Uil, che aggiunge: «La riduzione degli organici è insostenib­ile dal punto di vista sociale ed economico». E Paolo Capone, leader dell’Ugl, aggiunge: «Serve chiarezza sul progetto industrial­e: questo ridimensio­namento degli organici va a minare le capacità produttive del Paese». Non la pensa così il viceminist­ro Bellanova: «Nessun lavoratore rimarrà senza tutele - ribadisce -. Inoltre la retribuzio­ne media a lavoratore sarà di 50 mila euro l’anno. E ci sarà la copertura della cassa integrazio­ne per chi rimane in amministra­zione straordina­ria». Inoltre «i commissari possono fare ricorso a questi lavoratori per il ripristino ambientale entro il 2023, come prevede il piano osserva Bellanova -. Alla fine del percorso l’obiettivo è superare i 6 milioni di tonnellate di acciaio da produrre».

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