Crac Cirio, la difesa di Geronzi: abbiamo chiesto la sospensione della pena
I difensori di Cesare Geronzi, che due giorni fa è stato condannato in Cassazione a 4 anni di reclusione per il crac Cirio, hanno chiesto ieri la sospensione dell’esecuzione della sentenza «in attesa che un giudice applichi l’indulto di 3 anni». «Poi chiederemo l’affidamento in prova ai servizi sociali», ha spiegato Ennio Amodio, difensore con Franco Coppi, dell’ex presidente del Banco di Roma. Il legale ha anche annunciato di puntare a ottenere la revisione del processo Cirio quando passerà in giudicato anche la sentenza sul caso Eurolat, ritenuta il «nucleo centrale» di tutte le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Geronzi, ritenendo inaccettabili due verdetti in conflitto tra di loro in pratica sugli stessi fatti. Nel processo Eurolat Geronzi è stato assolto due anni fa in primo grado «per non aver commesso il fatto» dall’accusa di estorsione e «perché il fatto non sussiste» dalla bancarotta di Parmalat. Secondo il Tribunale di Roma, il prezzo pagato da Callisto Tanzi per acquisire il comparto latte della Cirio era congruo e per i giudici quell’operazione fu decisa dallo stesso Tanzi senza che l’allora banchiere gli avesse «mai forzato la mano». Un verdetto assolutorio che i legali pensano possa essere confermato in secondo e terzo grado. Per questo parlano di verdetti «confliggenti». Inoltre «una conferma di responsabilità basata, in primo grado e in appello, sull’inconcepibile schema del “non poteva non sapere” non si allinea ai parametri della giustizia europea — spiegano i legali — che potrà quindi essere chiamata a riesaminare la legittimità della decisione».