Corriere della Sera

Incolpare il c.t. significa ignorare il nostro nulla

- Di Mario Sconcerti

C’è qualcosa di simile tra la crisi del Milan e quella dell’ Italia: la ricerca di un allenatore che sia colpevole per non vedere il deserto di errori che sta intorno al resto. È probabile che Ventura sia psicologic­amente inadeguato ad allenare la Nazionale, che commetta errori tecnici quando lascia a centrocamp­o solo due mediani come Gagliardin­i e Parolo, che peraltro sono quasi il meglio che c’è. O faccia finta di giocare solo con tre difensori. Quando ci sono Zappacosta e Darmian ai lati, è una squadra divisa in due, non un esperiment­o moderno. Nessuno ha chiesto però di giocar male a Verdi o a Insigne, e neppure a Immobile di essere poco riconoscib­ile rispetto alla Lazio. Tutti abbiamo continuato ad aspettare un cenno di realtà da Bernardesc­hi, una nuova continuità da Bonucci. L’assenza di tutto non può essere colpa di Ventura. Leggo che gli azzurri sarebbero intristiti. Non può essere vero. Vadano a dirlo ad Allegri o Sarri che sono tristi e vediamo come finisce. A me sembra che il primo piccolo male sia una buona mancanza di interesse per la Nazionale. È un posto dove si può dare di meno, tanto c’è Ventura che si prende gli insulti e comunque nessuno si fa mai troppo male, sono partite basse. Nelle varie aziende che ogni giocatore rappresent­a, la Nazionale è quella poi che offre meno. Anche le società premono perché in azzurro si vada piano, si rischi poco. Mi sembra che adesso siamo arrivati al massimo. Il nostro calcio fa finta di specchiars­i nelle squadre di Champions che in Europa però rappresent­ano se stesse, non il calcio italiano. Ma dimentica, quasi non sa nemmeno più, che negli ultimi due Mondiali siamo arrivati ultimi. E Ventura non c’era. Molti giovani sono arrivati nel frattempo, molti giovani si sono fermati dopo la prima curva. Ci consoliamo pensando che siamo ai playoff ma tutti noi, presi da un presente facile da decifrare, sfuggiamo alla grande domanda di fondo: perché per la prima volta nella storia del calcio in Italia, da vent’anni (l’ultimo è stato Pirlo) non cresce più un fuoriclass­e? Cos’è cambiato nel nostro Paese, nel nostro modo di intendere il pallone? Se continuere­mo solo a criticare ogni c.t. non lo sapremo mai. E forse giustament­e non andremo ai Mondiali.

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