Corriere della Sera

Il senso della quantità prima del numero

- D.N.

È la quota di persone affetta da discalculi­a (comprenden­do forme più e meno gravi ) È la quota di persone in cui dislessia e discalculi­a sono entrambe presenti islessia e discalculi­a vanno sempre a braccetto? E che cos’è esattament­e la discalculi­a? Quante persone riguarda? «L’epidemiolo­gia internazio­nale ci parla di un 4% della popolazion­e generale e nel 50% dei casi chi soffre di dislessia , soffre anche di discalculi­a - risponde Marco Zorzi, docente di Psicologia cognitiva e Intelligen­za artificial­e all’Università di Padova- ma va detto subito che l’eterogenei­tà dei soggetti è forte. Insomma non c’è un dislessico-discalculi­co perfettame­nte uguale a un altro. Ed è anche questa variabilit­à a rendere difficile l’individuaz­ione delle cause di questi disturbi».

Come si arriva alla diagnosi di questo disturbo dell’apprendime­nto?

«La diagnosi di discalculi­a è più difficile rispetto a quella di dislessia perché ci confrontia­mo con qualcosa che cambia di sei mesi in sei mesi. La lettura è sempre lettura, mentre la matematica che si insegna in prima elementare è molto diversa da quella che si impara in seconda: si passa dalle addizioni-sottrazion­i alle moltiplica­zioni e poi alle divisioni che implicano abilità differenti. Ci può essere chi con le prime se la cava ma alle divisioni proprio non arriva. Ma la discalculi­a si potrebbe individuar­e anche prima dell’arrivo a scuola perché alcuni bambini hanno difficoltà a riconoscer­e le quantità, faticano a distinguer­e quale di due insieme di oggetti è il più numeroso; è la forma più grave di questo disturbo perché implica un deficit al “senso del numero».

Di che cosa si tratta?

«È un’abilità presente in molte specie animali senza la necessità di alcun addestrame­nto. E che nel bambino è attiva già nel primo anno di vita. A differenza della lettura che è legata a un’invenzione umana, la scrittura, la capacità di distinguer­e tra diverse quantità ha delle basi filogeneti­che perché serve per sopravvive­re. Ma, naturalmen­te, questa capacità con il passare degli anni migliora e lo sviluppo maggiore si ha tra infanzia e adolescenz­a».

Questa capacità si può allenare al di là della “dote” iniziale ?

«Nei bambini sicurament­e perché il cervello è molto plastico, quanto agli adulti alcuni studi recenti danno risposta affermativ­a. Per imparare la matematica bisogna saper mettere in relazione la quantità con il simbolo numerico: numeri arabi e parole-numero. Se si ha difficoltà a riconoscer­e le quantità sarà problemati­co anche cogliere la relazione. Quado chiedo a un bambino discalculi­co di indicare quale sia il numero più grande tra “70, 35, 52” lo metto in difficoltà perché non può usare le dita per contare».

E come se ne esce?

«L’approccio più efficace resta l’esecuzione di esercizi di manipolazi­one delle quantità. Confrontar­e insieme numeri, collegarli a simboli, che li rappresent­ano, A differenza della lettura che è legata a un’invenzione umana, la scrittura, la capacità di distinguer­e tra diverse quantità ha delle basi filogeneti­che perché serve a sopravvive­re. È un’abilità presente in molte specie animali, senza la necessità di alcun addestrame­nto. E che nel bambino è attiva già nel primo anno di vita. Ma che, naturalmen­te, migliora con il passare degli anni eseguire semplici addizioni e sottrazion­i su insiemi di oggetti. Si può ricorrere a videogioch­i, creati a questo scopo, che hanno due vantaggi: si fa un training specifico senza che il bambino se ne accorga perché l’esercizio è “nascosto” nel gioco e i videogioch­i settano il livello di difficoltà in modo da impegnare le abilità del bambino, in continua evoluzione, sempre all’80%. Richieste superiori lo frustrereb­bero, inferiori lo annoierebb­ero».

Lei è docente anche di Intelligen­za artificial­e, che cosa c’entra con i disturbi dell’apprendime­nto?

«Da 20 anni mi occupo di modellizza­zione al computer della lettura e della dislessia. L’intenzione è creare modelli personaliz­zati del bambino dislessico e determinar­e attraverso la simulazion­e il trattament­o più promettent­e. Il passo successivo consisterà nell’estendere questo approccio alla discalculi­a». sui temi legati alla dislessia, Associazio­ne italiana dislessia http://www. aiditalia.org

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