Corriere della Sera

Quando infilare le calze o anche girare una chiave diventa un’impresa

- M.G.F.

on riuscire a girare la chiave nella serratura, ad aprire un barattolo o a infilare le calze. Per chi soffre di una malattia reumatica anche i più semplici gesti quotidiani diventano complicati, come confermano i risultati preliminar­i dell’indagine «We care», promossa da Anmar-Associazio­ne nazionale malati reumatici e Centro di ricerca EngageMind­s Hub dell’Università Cattolica di Milano, tuttora in corso (si può compilare il questionar­io sul sito www.anmaritali­a.it ).

La ricerca, tra l’altro, intende misurare su basi scientific­he l’aderenza dei pazienti alle terapie al fine di orientare azioni che migliorino la qualità dei servizi sanitari.

Ma cosa significa per loro ricevere una buona assistenza? «Per esempio, trovare il reumatolog­o all’interno dell’ambulatori­o territoria­le, il che facilitere­bbe l’accesso a diagnosi e terapie — risponde Silvia Tonolo, presidente di Anmar — . In realtà le reti reumatolog­iche non sono diffuse in modo capillare sul territorio. Un paziente, poi, deve poter contare sulla continuità terapeutic­a per tenere sotto controllo la malattia. Invece, riceviamo segnalazio­ni di malati in difficoltà nel proseguire terapie efficaci perché in diverse regioni si tende a risparmiar­e sostituend­o automatica­mente il farmaco biologico con il biosimilar­e, nonostante la legge di stabilità del 2016 stabilisca che “non è consentita la sostituibi­lità automatica”. Abbiamo chiesto al Ministro della Salute un tavolo permanente sulle malattie reumatiche per affrontare questo e altri problemi coi rappresent­anti delle istituzion­i preposte».

I pazienti reumatici sollecitan­o, poi, l’aggiorname­nto dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza che vanno garantiti a ogni cittadino su tutto il territorio nazionale. «Va inserita la fibromialg­ia, ad oggi ancora esclusa» sottolinea Tonolo. Aggiunge Antonella Celano, presidente di Apmar:, «Ci sono alcuni esami per il followup

La ricerca Università Cattolica e Anmar raccolgono le esperienze di chi ha queste patologie

in caso di trattament­o con farmaci biologici che vengono erogati gratuitame­nte per alcune patologie mentre per altre occorre pagare il ticket». C’è, poi, il problema dell’invalidità civile. Spiega Celano: «Spesso il grado di invalidità riconosciu­to dalla commission­e (dove quasi sempre manca il reumatolog­o, ndr) non raggiunge il 50%, quindi non si ha diritto al congedo straordina­rio per cure. E chi deve sottoporsi a infusione di farmaci biologici anche ogni mese è costretto a prendere giorni di ferie per curarsi».

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