Vargas Llosa: no al golpe catalano
In piazza «la maggioranza silenziosa» anti indipendenza L’arringa di Mario Vargas Llosa. Puigdemont non arretra
Centinaia di migliaia di persone, avvolte dai colori della bandiera spagnola, sono scese in piazza ieri a Barcellona per dire il loro no all'indipendenza della Catalogna. «Tanti catalani non vogliono il colpo di Stato che il loro governo sta promuovendo», ha detto il premio Nobel Mario Vargas Llosa. La secessione potrebbe essere annunciata già domani.
BARCELLONA Il derby delle piazze finisce 1 a 1. Per la prima volta una manifestazione anti indipendentista ha avuto su Barcellona l’impatto simile a quella di una per il divorzio dalla Spagna. Bandiere, cori, nessun incidente, stesso civismo dei cortei separatisti. La guerra dei numeri è furibonda. Le autorità locali (minate dal sospetto di favorire la causa separatista) parlano di 350 mila persone. Gli organizzatori (doverosamente altrettanto sospetti) annunciano di aver sfiorato il milione di presenze. È una sfida tutta mediatica per impressionare l’opinione pubblica interna, ma anche internazionale, per dire che non ci sono solo i secessionisti, ma anche chi crede nel «progetto Spagna».
Nessuno può certificare l’obbiettivo magico del «milione in piazza», ma è un fatto che ieri Barcellona era invasa da bandiere spagnole. Non solo
Le parole del Nobel Tanti catalani non vogliono il colpo di Stato che il loro governo sta promuovendo. In migliaia da tutta la Spagna sono venuti a dire loro che non sono soli
i luoghi dei comizi delle tre manifestazioni distinte, ma anche le vie dello shopping, dei turisti, del pranzo di famiglia sui tavolini all’aperto. È come se il rischio che il Parlament regionale possa dichiarare l’indipendenza da Madrid abbia finalmente convinto anche i catalani contrari all’indipendenza a uscire allo scoperto. Bandiere spagnole sulle carrozzine, sulle spalle, persino sui balconi come non si erano mai viste prima.
Il corteo nasceva sotto la parola d’ordine: «Basta, recuperiamo il buon senso» e si presentava come marcia della «maggioranza silenziosa». Testimonial d’eccezione il Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa. «La democrazia spagnola è qua per restare, non sarà la congiura di tre piccoli golpisti come Puigdemont, Junqueras e Forcadell a distruggere cinque secoli di storia — ha detto lo scrittore riferendosi al presidente catalano, al suo vice e alla “presidenta” della Camera catalana —. La passione può essere pericolosa quando risveglia fanatismo e razzismo. E la passione nazionalista è la peggiore di tutte. Qui si sono riuniti cittadini pacifici che credono nella coesistenza e nella libertà. Dimostreremo a quella minoranza indipendentista che la Spagna è un Paese moderno».
Una parte del corteo era monopolizzata dai due partiti che sostengono il governo del premier Mariano Rajoy. In prima fila il segretario catalano del Pp Xavier García Albiol e il segretario nazionale di Ciudadanos Albert Rivera. Sono stati loro a organizzare centinaia di pullman che hanno portato dimostranti da tutta la Spagna.
A città ormai vuota, Tv3, l’emittente catalana, ha trasmesso un’intervista al president Puigdemont. Il «piccolo golpista» è apparso scosso, ma non ha fatto passi indietro. «La dichiarazione d’indipendenza è prevista dalla Legge del referendum e noi rispetteremo la legge» ha detto.