Corriere della Sera

Il sisma, la beffa: sfrattata a 95 anni

Macerata, sotto sequestro la casa in legno dove abitava

- Di Virginia Piccolillo

Il terremoto le aveva portato via la casa. La burocrazia le ha tolto anche la sua seconda casa, un piccolo chalet che aveva costruito sul suo terreno. A 95 anni è stata portata in un container senza bagno.

ROMA «È uno schifo. È proprio uno schifo. Sono una persona molto religiosa e prego per loro. Ma so’ stati tanto cattivi con me. Bestie. Proprio bestie». Peppina Fattori, 95 anni portati con dignità, è seduta in un angolo della sua «baracchett­a»: un container 2 metri per 5, privo di bagno. Guarda nel vuoto, con gli occhi gonfi e un fazzoletto in mano, e prega per chi le ha «fatto tanto male».

Da ieri la sua casetta di legno, sicura, calda e accoglient­e, costruita dalle sue figlie con tutti i criteri antisismic­i, le è vietata. Lei e il gatto Oreste sono dovuti tornare nel vecchio container, residuato del terremoto del ’97, dove aveva avuto tanto freddo l’inverno passato e un caldo soffocante quest’estate. Al punto che le figlie, non essendo riuscite a portarla via dal borgo di San Martino di Fiastra (Macerata), dal suo orto e dalla vista della casa inagibile dopo il terremoto di un anno fa, avevano deciso di far sorgere su un loro terreno edificabil­e, a spese proprie, un piccolo chalet. Ma se della sua casa, in parte da demolire, nessuno da un anno si è ancora occupato, per lo chalet di nonna Peppina si sono mossi la Procura, il Tribunale del Riesame, e in tempi record l’hanno sfrattata, sequestran­do l’immobile dove aveva ritrovato la speranza per un cavillo: manca l’autorizzaz­ione paesaggist­ica nella zona che è nel Parco dei Sibillini.

Un problema già sorto in altri terremoti e superato con una norma che concede di costruire casette da rimuovere «contestual­mente» alla consegna della casa ricostruit­a. Perché qui no?

Se lo chiede Gabriella, che ha appena lasciato mamma Peppina nel container: «È un’offesa a lei e a tutta l’umanità, costringer­e una persona di quell’età in una prigione di 10 metri quadri, costretta a uscire per andare in bagno montato da noi all’esterno, dove di notte, fra poco, sarà il gelo. Noi volevamo fare le cose fatte bene. Mia madre è una persona buona e onesta. Ha un grande coraggio, ma teme la neve. Quest’inverno l’abbiamo portata via, ma era depressa, piangeva. Il container è pericoloso per la sua salute. Ma la sua casa non si può ancora ricostruir­e. Finché non provvedono con la microzonaz­ione sara impossibil­e presentare qualsiasi progetto. A giugno abbiamo comprato questa casetta per mille euro al metro quadro, a fronte dei 1.500-2.000 che sono costati i container. Abbiamo inviato al genio civile la documentaz­ione antisismic­a. Non sapevamo del vincolo paesaggist­ico: un codicillo che suona paradossal­e in una zona ancora distrutta. Ma eravamo pronti a rimediare. Solo che servono 7 mesi. Non faremo proteste stravagant­i. Ma possibile che in un “tempo di guerra” non si possa fare un’autorizzaz­ione a termine? Mia madre ci contava. Tutti a dire “stiamo con Peppina”. Lei si fidava. Ora è arrabbiata».

Una rabbia condivisa, che il 21 porterà i terremotat­i di fronte a Montecitor­io a gridare: «Ci avete promesso la Luna, ci basterebbe riavere la nostra terra».

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Giuseppina Fattori nella sua casa
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 ?? (Stefano Cavicchi / LaPresse) ?? Tenace Nella foto grande, Giuseppa Fattori. In alto, la sua casetta che verrà demolita e, qui sopra, il container dove si trasferirà
(Stefano Cavicchi / LaPresse) Tenace Nella foto grande, Giuseppa Fattori. In alto, la sua casetta che verrà demolita e, qui sopra, il container dove si trasferirà
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