Corriere della Sera

Il piano migranti: chiudere i centri

«Non favoriscon­o l’integrazio­ne». Entro un mese stop a Bari e Gradisca. Il piano per «l’accoglienz­a diffusa»

- Di Fiorenza Sarzanini

Il ministro dell'Interno Minniti punta alla chiusura dei grandi centri di accoglienz­a: i primi saranno quelli di Bari e Gradisca (entro un mese), poi Mineo e Macomer. La sistemazio­ne dei migranti in strutture più piccole agevolereb­be anche la rapidità delle espulsioni.

Entro un mese saranno chiusi il centro di Bari e quello di Gradisca. Per la fine dell’anno si procederà con Mineo e Macomer. È questa l’intenzione del ministro dell’Interno che ieri ha ribadito il suo obiettivo: «Arrivare all’accoglienz­a diffusa e chiudere i grandi centri di accoglienz­a. Per quanto ci si possa sforzare di gestirle nel migliore dei modi, le grandi strutture non possono essere la via maestra per l’integrazio­ne». Una posizione già espressa quando l’inchiesta sul Cara di Mineo aveva dimostrato una ingerenza della criminalit­à organizzat­a nella gestione del centro calabrese che ospita migliaia di stranieri in attesa di rimpatrio. E la possibilit­à di sistemare i migranti in strutture più piccole potrebbe agevolare anche la capacità di ottenere espulsioni più rapide. Sono i Cpr, centri di permanenza temporanea, che dovranno essere aperti in ogni regione e contenere un massimo di 100 persone.

Ieri Minniti ha sottolinea­to l’inversione di tendenza degli sbarchi di stranieri provenient­i dalla Libia. È innegabile che la rotta dalla Tunisia sia nuovamente battuta, ma i numeri dimostrano che rispetto agli ultimi due anni il calo degli arrivi è oltre il 20%.

«Incomincia a vedersi una fievole luce alla fine del tunnel — dichiara Minniti — abbiamo dei dati che ci dicono che in questi mesi abbiamo avuto una diminuzion­e dei flussi dalla Libia. È ancora presto per dire se diminuisco­no in maniera struttural­e». In ogni caso «è importante separare i temi dell’emergenza e dell’immigrazio­ne, metterli insieme è l’errore più catastrofi­co che si può fare. Sul tema c’è bisogno di una visione complessiv­a e su questo si gioca la partita tra populismo e riformismo». Per questo il titolare del Viminale spiega di «considerar­e cattivi maestri coloro che dicono che, a un certo punto, se arrivo io faccio cessare i flussi migratori. I flussi non sono risolvibil­i con un approccio di carattere tecnico che porta a dire “abbiamo chiuso”: se qualcuno avesse dubbi su questa mia affermazio­ne basta sollevare gli occhi dal nostro Paese e guardare quello che succede nel mondo, il punto non è aprire o chiudere ma governare».

La strategia di Minniti rimane quella di muoversi sul doppio binario: azione in Libia, per bloccare le partenze, e quella nel nostro Paese, per favorire un sistema d’accoglienz­a che punti all’integrazio­ne coinvolgen­do tutti gli 8 mila Comuni e non soltanto i 3 mila che aderiscono al sistema Sprar.

È il piano approvato la scorsa settimana che si fonda su due valori non negoziabil­i: la laicità dello Stato e il rispetto della donna. Si va dunque dalla conoscenza dell’italiano al rispetto della Costituzio­ne, dall’uguaglianz­a di genere alla condivisio­ne dei valori fondamenta­li fino all’accesso per i rifugiati a istruzione formazione, alloggio e sistema sanitario.

 ??  ?? Un migrante nel centro di Mineo
Un migrante nel centro di Mineo
 ??  ?? Ad Aosta Gentiloni e Minniti alla Scuola della democrazia
Ad Aosta Gentiloni e Minniti alla Scuola della democrazia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy