Corriere della Sera

«La priorità ora è mio figlio Il Rosatellum? Colpo di Stato»

- Franco Stefanoni

Si svegliava alle 4 del mattino per vedere la rassegna stampa, mentre adesso deve farlo per cambiare il pannolino del figlio appena nato. Tra un biberon e l’altro («È questa ora la mia priorità»), tuttavia, Alessandro Di Battista riesce a non distoglier­e l’attenzione dalle ultime questioni politiche nazionali. Premiershi­p, legge elettorale, Comune di Roma, sindacati, commission­e banche. Intervista­to ieri a In mezz’ora su Rai3, ha spiegato di aver lasciato campo libero a Luigi Di Maio come candidato premier per il M5S per «le sue maggiori possibilit­à» di successo e di sentirsi più come un «battitore libero, perché ognuno è fatto come è fatto». Anche Di Battista, come i suoi colleghi pentastell­ati, contesta il testo di riforma elettorale che domani approda nell’Aula della Camera. «Nessun Paese al mondo fa una legge elettorale a 2-3 mesi dalle elezioni, impedendo di fatto di eleggere direttamen­te due terzi del Parlamento, decisi dunque dai partiti. Si tratta di un colpo di Stato istituzion­ale». A danno di chi? «Del nostro Movimento», dice Di Battista. Il deputato accusa anche i grandi sindacati di non svolgere più il proprio ruolo a difesa dei lavoratori, mentre i loro leader finiscono in Parlamento. «Voglio proprio vedere se prima o poi Susanna Camusso non sarà candidata alla Camera o al Senato». Negativo, poi, il giudizio sulla commission­e d’inchiesta sulle banche: «A tre mesi dal voto è una buffonata. Casini disse che era populismo e poi si è beccato la presidenza. La commission­e cercherà di insabbiare i dossier scomodi». Il sostegno del deputato M5S, invece, è confermato a Virginia Raggi, sindaca di Roma. «Finora le hanno affibbiato quattro relazioni sentimenta­li o sessuali. A Roma vogliamo cinque anni di tempo (quattro quelli alla fine del mandato, ndr). I romani lo hanno dato ad altri partiti che hanno sventrato Roma per 30 anni». Quanto al rapporto tra Campo progressis­ta e Mdp, Di Battista infine dice: «Sono due e litigano tra loro. Ho smesso di votare il centrosini­stra proprio perché erano in tre e litigavano in tre».

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Alessandro Di Battista, 39 anni, ex cooperante in Guatemala, dal 2013 è deputato M5S

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