«La priorità ora è mio figlio Il Rosatellum? Colpo di Stato»
Si svegliava alle 4 del mattino per vedere la rassegna stampa, mentre adesso deve farlo per cambiare il pannolino del figlio appena nato. Tra un biberon e l’altro («È questa ora la mia priorità»), tuttavia, Alessandro Di Battista riesce a non distogliere l’attenzione dalle ultime questioni politiche nazionali. Premiership, legge elettorale, Comune di Roma, sindacati, commissione banche. Intervistato ieri a In mezz’ora su Rai3, ha spiegato di aver lasciato campo libero a Luigi Di Maio come candidato premier per il M5S per «le sue maggiori possibilità» di successo e di sentirsi più come un «battitore libero, perché ognuno è fatto come è fatto». Anche Di Battista, come i suoi colleghi pentastellati, contesta il testo di riforma elettorale che domani approda nell’Aula della Camera. «Nessun Paese al mondo fa una legge elettorale a 2-3 mesi dalle elezioni, impedendo di fatto di eleggere direttamente due terzi del Parlamento, decisi dunque dai partiti. Si tratta di un colpo di Stato istituzionale». A danno di chi? «Del nostro Movimento», dice Di Battista. Il deputato accusa anche i grandi sindacati di non svolgere più il proprio ruolo a difesa dei lavoratori, mentre i loro leader finiscono in Parlamento. «Voglio proprio vedere se prima o poi Susanna Camusso non sarà candidata alla Camera o al Senato». Negativo, poi, il giudizio sulla commissione d’inchiesta sulle banche: «A tre mesi dal voto è una buffonata. Casini disse che era populismo e poi si è beccato la presidenza. La commissione cercherà di insabbiare i dossier scomodi». Il sostegno del deputato M5S, invece, è confermato a Virginia Raggi, sindaca di Roma. «Finora le hanno affibbiato quattro relazioni sentimentali o sessuali. A Roma vogliamo cinque anni di tempo (quattro quelli alla fine del mandato, ndr). I romani lo hanno dato ad altri partiti che hanno sventrato Roma per 30 anni». Quanto al rapporto tra Campo progressista e Mdp, Di Battista infine dice: «Sono due e litigano tra loro. Ho smesso di votare il centrosinistra proprio perché erano in tre e litigavano in tre».