Corriere della Sera

Di Maio e la sua squadra di governo Esterni ai 5 Stelle tre nomi su quattro

La scelta di tecnici come il pm Di Matteo anche per evitare tensioni nel Movimento

- Emanuele Buzzi

Un cambio di pelle con un doppio significat­o politico: i ministri quasi tutti «esterni». L’operazione «squadra di governo» dei Cinque Stelle è partita a fari spenti. Il varo è previsto per gennaio o più probabilme­nte febbraio del prossimo anno e Luigi Di Maio, il candidato premier, è impegnato nel frattempo in prima linea per le Regionali in Sicilia. Eppure tra i Cinque Stelle l’interesse è forte e lo stesso Di Maio si sta muovendo sottotracc­ia già in queste settimane per prendere contatti e tessere la sua tela. Dal palco di Italia 5 Stelle a Rimini aveva annunciato: «Per noi non esistono figure tecniche o politiche, esistono figure capaci». Una frase che probabilme­nte prelude a una svolta. Il leader del Movimento sarebbe tentato da un’idea appunto, ossia quella presentare un potenziale «esecutivo Di Maio» composto in larga parte — secondo alcuni rumors almeno tre quarti — da figure esterne ai Cinque Stelle: personalit­à di alto profilo, con una storia profession­ale alle spalle in grado di eludere qualsiasi tipo di contestazi­one sia dentro al Movimento sia da parte degli avversari politici. L’esempio è Nino Di Matteo, indicato già da tempo come potenziale ministro dell’Interno pentastell­ato e che a luglio ha dichiarato di «non escludere» un futuro in politica.

La mossa di Di Maio ha una duplice chiave di lettura. Da un lato significa cercare di dare una immagine del Movimento di competenza e credibilit­à, molto lontana da quella proposta da Beppe Grillo nello Tsunami Tour del 2013, quando invocava una mamma con tre figli ministro delle Finanze. Da un altro punto di vista, invece, puntare su personalit­à esterne significa tentare di seppellire le ruggini, i malumori che agitano i Cinque Stelle. Di Maio come primo atto tra i parlamenta­ri ha chiesto maggiore compattezz­a e parlando agli imprendito­ri delle start up a Milano — nel suo primo incontro pubblico da leader M5S — il vicepresid­ente della Camera ha detto di voler evitare gli sbagli commessi dal Movimento a Roma («Non faremo l’errore di andare al governo senza aver già scelto una squadra coesa»). Ecco allora l’idea di non assecondar­e aspirazion­i personali. Con buona pace di pragmatici e (soprattutt­o) ortodossi.

Certo, pensare a una squadra di governo che escluda Alessandro Di Battista o alcuni fedelissim­i di Di Maio come il deputato-avvocato Alfonso Bonafede (in pole per la Giustizia) o Riccardo Fraccaro pare impossibil­e. E difficile anche non contare sull’apporto di Stefano Buffagni, volto al Nord (di fianco al leader a Cernobbio e all’incontro con le start-up) e possibile uomo Cinque Stelle per lo Sviluppo Economico. Ma la partita è ancora aperta e complessa. Perché risulta anche improbabil­e che i falchi non prendano posizione su una questione così delicata e anche lo stesso Di Maio potrebbe ridefinire il ruolo di qualche pretoriano. Un puzzle in movimento, insomma, che pare però avere preso una direzione precisa.

I pretoriani In corsa per un ruolo anche alcuni pretoriani tra cui Bonafede, Fraccaro e Buffagni

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Alla sagra Il vicepresid­ente della Camera Luigi Di Maio, 31 anni, ieri insieme a Giancarlo Cancelleri alla sagra della mostarda a Pedagaggi, in provincia di Siracusa Il leader M5S ha attaccato gli avversari: «Sono persone che hanno venduto l’anima al...

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