Corriere della Sera

Atxaga: «C’è troppo machismo ma non vogliamo martiri né eroi Abbiamo bisogno di riformisti»

- di Andrea Nicastro DAL NOSTRO INVIATO

BARCELLONA «Venerdì ero a Girona, una delle culle dell’indipenden­tismo catalano, e mi è sembrato di entrare in una bolla temporale, come la pausa di un’orchestra: c’è silenzio, ma il cuore accelera in attesa che qualcosa accada. I catalani riposano poco e male, faticano a ragionare con lucidità, sono tesi, sballottat­i dagli eventi dei giorni scorsi. È il momento per allentare la tensione».

Bernardo Atxaga è basco, scrive in basco, si autotraduc­e in spagnolo e, per quelle traduzioni, è considerat­o oggi il migliore dei poeti spagnoli. Chiedere a lui di nazionalis­mi e indipenden­tismi significa aprire un vaso di Pandora di consideraz­ioni, sfumature, sensibilit­à. «La politica non dovrebbe essere esercizio per martiri o eroi, piuttosto per riformisti che non lasciano cadaveri dietro di sé».

Lei non ha firmato i due manifesti degli intellettu­ali contro la «truffa del referendum» e l’«imposizion­e anti democratic­a di un’indipenden­za unilateral­e» della Catalogna. Perché?

«Per individual­ismo o per mancanza di fiducia nei manifesti. Mi paiono come l’opera lirica, una forma d’espression­e un po’ antiquata».

È favorevole al processo indipenden­tista catalano?

«Spero inizi un’epoca, che duri da 3 a 10 anni, nella quale si possa arrivare a un referendum di autodeterm­inazione».

I due schieramen­ti però sembrano impermeabi­li alle ragioni dell’altro.

«Ha ragione. Se prende El País o Ara, due giornali non estremisti ma in campi contrappos­ti, è come leggere di due pianeti lontani. Si sta combattend­o una battaglia profonda con tutte le armi a disposizio­ne: i cortei, le parole, le immagini, la demonizzaz­ione dell’avversario. Si sta liberando aggressivi­tà, entra in campo il machismo, il grande nemico della ragione. Dagli insulti si arriverà a qualcosa di peggio».

Quindi?

«Esiste un altro piano. Non è quello della rissa di comunicazi­one, delle emozioni, ma quello teorico. E a questo livello non ci sono dubbi che la Catalogna abbia il diritto di poter decidere del suo proprio futuro. Come chiunque altro».

Come ci si può arrivare?

«Amici catalani mi dicono di lavorare a una dichiarazi­one d’indipenden­za che verrebbe sospesa e resa inefficace».

Quindi non un atto di rivolta ma un atto simbolico. Madrid lo accettereb­be?

«Non so. Ma se mettesse i politici in prigione, e può farlo perché è più forte, sarebbe una vittoria di Pirro. Come un sasso che genera la valanga. Si andrebbe incontro ad anni ancora più difficili. Invece adesso bisogna andare lenti come tartarughe, far decantare le passioni. Due alberi che si intreccian­o possono anche fondere i rami. Ma ci vuole tempo».

Vede sagge tartarughe in circolazio­ne?

«Le magliette bianche, chi ha manifestat­o senza simboli di partito. Il loro è un potere invisibile, contendono le parole ai due combattent­i. Creano un terzo spazio di pensiero possibile. Non è poco, ma dovranno resistere alle accuse di equidistan­za e buonismo».

Come si spiega questo risorgere dei nazionalis­mi?

«Io penso non siano mai scomparsi. Siamo onesti: gli Usa sono il Paese più nazionalis­ta del mondo, la Spagna è nazionalis­ta. L’ex presidente Aznar per spiegare un attentato islamista disse orgoglioso: “Ci attaccano perché li abbiamo cacciati dieci secoli fa”. Il nazionalis­mo brutto è sempre quello degli altri».

Se Madrid mettesse i politici in prigione, e può farlo perché è più forte, sarebbe una vittoria di Pirro. Come un sasso che genera la valanga. Invece ora bisogna andare lenti come tartarughe Spero si possa arrivare alla autodeterm­inazione in 3-10 anni

 ??  ?? Maglietta Un manifestan­te a Barcellona con la t-shirt España
Maglietta Un manifestan­te a Barcellona con la t-shirt España

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy