Corriere della Sera

Ragazzino iracheno muore in ospedale: «Non è stato accolto»

Bolzano, in Italia con i suoi da 10 giorni. Disabile, era caduto dalla carrozzina. Le accuse delle associazio­ni

- Riccardo Bruno

Adan aveva tredici anni. E una vita sfortunata. Malato di distrofia muscolare, costretto su una sedia a rotelle, da due anni, da quando aveva lasciato Kirkuk in Iraq, ha vagato per l’Europa con i genitori e i fratellini in cerca di accoglienz­a. Adan è morto nella notte tra sabato e domenica in ospedale a Bolzano, dove era stato ricoverato venerdì pomeriggio. Era appena uscito con la famiglia dalla Questura, dove finalmente avevano potuto formalizza­re la richiesta di protezione internazio­nale. Si dirigevano verso la Caritas quando Adan è caduto dalla carrozzina, è stato ricoverato, ingessato a entrambi gli arti inferiori. La sera di sabato la febbre è salita, era in atto un’infezione, i medici non hanno avuto il tempo di fermarla.

Sono stati i volontari dell’associazio­ne Sos Bozen e del gruppo Antenne Migranti, che assistono la famiglia irachena sin dal primo ottobre, da quando è arrivata in Italia, a dare notizia della morte del ragazzo e a ricostruir­e l’incredibil­e calvario, soprattutt­o le infinite difficoltà incontrate negli ultimi dieci giorni.

Adan, con i genitori e i fratellini che adesso hanno 6, 10 e 12 anni, era arrivato in Svezia nel 2015. Due anni di attesa per la risposta sulla richiesta di protezione internazio­nale, arrivata lo scorso settembre. Negativa. Rischiavan­o il rimpatrio coatto, così si sono messi in treno e sono scesi a Bolzano. La prima notte hanno dormito sotto un ponte, il giorno dopo hanno contattato la Caritas, «che ha segnalato e sollecitat­o — denunciano ora le associazio­ni — per iscritto e per via orale le istituzion­i (servizi sociali: Servizio integrazio­ne sociale, Commissari­ato del governo, Provincia) sulla situazione della famiglia. Dalle stesse è pervenuta risposta che la famiglia, in ragione della circolare Critelli (disposizio­ne provincial­e che limita l’accoglienz­a delle persone vulnerabil­i, ndr), non poteva ricevere ospitalità».

Nel frattempo il padre ottiene l’appuntamen­to in Questura, una prima volta fissato per l’11 novembre. Adan soffre di problemi respirator­i, viene ricoverato e poi dimesso sembra con la contrariet­à del pediatra. La famiglia passa le giornate nel parco della stazione, la notte a volte le associazio­ni riescono a trovare una stanza d’albergo, oppure dormono sul pavimento della chiesa evangelica. Fino al tragico epilogo. «Le responsabi­lità sono ancora tutte da accertare — osservano Sos Bozen e Antenne Migranti —. Per il momento sappiamo che la famiglia è ancora sola».

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