La rivincita delle rondini
Una ricerca in Lombardia rivela: da sei anni il loro numero è in costante aumento
Le rondini volano verso l’orizzonte, alla ricerca di una nuova estate, lasciandosi alle spalle l’autunno italiano. Le osserviamo nostalgici, dando loro appuntamento alla prossima primavera.
Negli ultimi vent’anni, però, sono sempre meno quelle che decidono di tornare alla fine dell’inverno. Secondo uno studio dell’Università Bicocca di Milano, dal 2000 a oggi le rondini che volano nei nostri cieli si sono dimezzate. «Fino al 2010, le popolazioni erano in forte declino, avevamo perso il 60% delle rondini. Negli ultimi 6 anni, invece, c’è stato un lievissimo incremento, oggi volano nei nostri cieli circa il 50% delle rondini che osservavamo 19 anni fa», spiega Roberto Ambrosini, ricercatore in ecologia e principale autore dello studio. I dati sono stati raccolti dal ‘99 a oggi su un centinaio di cascine all’anno, nella zona del Parco Adda Sud, area agricola che ospita i paesaggi tipici della Pianura Padana, l’habitat più importante per la riproduzione delle rondini in Italia. «Quello che succede qui permette di stimare in modo abbastanza preciso il trend delle popolazioni su scala nazionale», dice Ambrosini.
Simbolo della primavera, le rondini svernano a sud del Sahara o nel subcontinente indiano e nidificano tra l’Europa e la Cina.
Com’è noto, gli uccelli migratori soffrono il cambiamento climatico più delle specie residenti, anche in proporzione alla rotta migratoria: più è lunga la migrazione, più risentono del climate change. «Le rondini sono come dei pendolari, il cui orario di lavoro continua a essere anticipato — spiega Ambrosini —. La specie cerca di tararsi sul ciclo delle stagioni, ma non riesce a tenere il passo. Sul territorio africano, il clima sta cambiando meno rapidamente che da noi: le piogge, fonte di materia organica e indispensabili per l’ingrassamento del volatile, arrivano nello stesso periodo da sempre, ma qui la primavera inizia prima rispetto a diversi anni fa. Da anni le specie migratorie hanno anticipato il ritorno in Europa, ma il clima corre a un ritmo insostenibile per questi animali». Le rondini hanno sofferto anche l’intensificarsi delle pratiche agricole: la diminuzione dell’allevamento e dei terreni adibiti a colture foraggiere hanno avuto un forte impatto sulla vita di questi uccelli. Le attività agricole non intensive, praticate fino a qualche decennio fa, fornivano abbondante nutrimento per le rondini e assicuravano a questa specie luoghi riparati dai potenziali predatori rispetto agli ambienti di nidificazione naturali. Negli ultimi anni, le politiche agricole europee hanno favorito la concentrazione di grandi mandrie in pochi siti, piuttosto che la dispersione di piccoli allevamenti, fattore che ha pesato in maniera negativa sulla specie.
«Pensando al futuro, il lieve incremento degli ultimi anni può offrirci una speranza circa il ripopolamento di questa specie in Italia. Ma, fin da ora, è possibile fare qualcosa: l’effetto benefico dei prati e delle colture foraggiere sulle rondini si registra quando questi sono nelle immediate vicinanze Cambiamenti climatici Sono pendolari il cui orario di lavoro continua a essere anticipato per il clima che cambia
della cascina dove c’è la colonia, per la precisione non oltre i primi 200 metri. Le rondini, infatti, sono strettamente legate al luogo dove nidificano, non volano più lontano di 400450 metri dalla cascina. Si potrebbe pensare — conclude Ambrosini — a forme di incentivazione per i coltivatori che scelgono di situare la propria quota di prati vicino alla cascina e che,così facendo, finiscono per aiutare le rondini».