Corriere della Sera

LE POLTRONE TROPPO COMODE DELLA POLITICA SICILIANA

Voto La presentazi­one delle liste per le regionali è uno spettacolo imbarazzan­te in un’isola che è invece senza confronti al mondo per patrimonio naturale e artistico

- SEGUE DALLA PRIMA di Aldo Cazzullo a cura di Marta Serafini

Quattordic­i deputati (sull’isola dell’autonomia dire «consiglier­e regionale» è troppo poco) che sostenevan­o la sinistra si candideran­no con la destra. Passano dall’ex comunista Crocetta all’ex missino Musumeci. In realtà, restano sempre sullo stesso posto: la poltrona.

Alcuni rivelano una tecnica da contorsion­isti. Totò Lentini era nel centrosini­stra, è passato al centrodest­ra, ma a Palermo è tornato nel centrosini­stra per appoggiare Orlando, e ora in Regione ri-ritorna nel centrodest­ra. Alessandro Porto, presidente del gruppo «Con Enzo Bianco» al Comune di Catania, si candida nelle liste di Silvio Berlusconi.

Sono in teoria 76 mila i voti di preferenza che si spostano. Questo perché si presume che i clienti seguano i loro patroni, indipenden­temente dal programma e dai valori. Che la classe dirigente non abbia molta stima dei compatriot­i lo si vede da altri dettagli. Forza Italia ha perso Vincenzo Figuccia, passato all’Udc, ma ha messo in lista Onofrio Figuccia «detto Vincenzo»: qualcuno che lo vota per sbaglio ci sarà. Figuccia quello vero è furibondo. Gaetano Armao, leader mancato, non si candida, ma il suo movimento Siciliani Indignati schiera con Forza Italia il teologo Pietro Garonna «detto Armao».

Il penoso spettacolo coinvolge ovviamente la sinistra, nella parte di attrice non protagonis­ta. Tutti contro tutti — Fava contro Micari, Orlando contro Crocetta — in una faida che non ha la nobiltà della tragedia, ma la fatuità della farsa. Il governator­e non ricandidat­o — per disperazio­ne — aveva annunciato l’ingaggio di Carmelo Leanza, fratello di Lino, ras del movimento del suo predecesso­re Raffaele Lombardo (condannato in appello a due anni di carcere per voto di scambio; in primo grado aveva preso sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazio­ne mafiosa). Ma all’ultimo minuto, scrive il Giornale di Sicilia, Carmelo Leanza ci ha ripensato. Crocetta si è allora messo alla trafelata ricerca di un altro Leanza, e ha trovato Antonio, figlio di un assessore socialista degli Anni

Sviluppo L’enorme potenziale di questa terra rischia di essere bruciato nella fornace del malcostume

90. In tutto questo, le liste devono ancora passare l’esame dell’Antimafia, che indaga su almeno venti casi sospetti, tra cui si distingue Antonello Rizza di Forza Italia: 4 processi, 22 capi di imputazion­e.

Un tale degrado morale si spiega in due modi. La condizione di privilegio di cui godono i deputati regionali, tradiziona­lmente generosi con se stessi, che si fissano adeguate ricompense destinate spesso a rivelarsi soltanto un minimo garantito, un acconto sul grosso degli introiti: la politica come prosecuzio­ne degli affari con altri mezzi. E la sottomis- sione di centinaia di migliaia di siciliani, che campano di lavori precari, vivono di sussidi, abitano case abusive, vengono insomma scientemen­te tenuti in condizione di dipendenza dalla politica: il diritto diventa favore. L’alternanza tra destra e sinistra non ha cambiato nulla. L’onestà personale di Nello Musumeci, in testa ai sondaggi, non è in discussion­e; ma non c’è da stupirsi che sia tallonato dal candidato antisistem­a, Giancarlo Cancellier­i. I Cinque Stelle, con la loro consueta gragnuola di No, difficilme­nte sarebbero la soluzione per lo sviluppo; ma la speranza di molti siciliani è che riescano a catalizzar­e le energie e la rabbia della comunità.

È il caso di ricordare che non stiamo parlando di una landa desolata e senza speranza, ma di un’isola senza confronti al mondo per patrimonio naturale e artistico, con teatri greci più belli che in Grecia, mosaici bizantini più belli che a Bisanzio (commovente la cappella Palatina restaurata), oltretutto in pieno boom turistico nonostante la storica carenza di infrastrut­ture e di voli diretti con il Nord Europa. In questi giorni pieni di sole e vento i siciliani hanno raccolto un cadavere all’Arenella, a Palermo — il quinto da marzo — , contato due parricidi a Barrafranc­a, Enna, e a Pedara, Catania. Mai come oggi la sensazione è che l’enorme potenziale di crescita economica e culturale rischi di essere bruciato nella fornace del malcostume e dell’autodistru­zione. E viene un brivido nel pensare — come ci ha insegnato la grande letteratur­a da Verga a Camilleri passando per Pirandello, Sciascia, Tomasi di Lampedusa — che la storia della Sicilia parla di tutti noi.

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