Corriere della Sera

Ferrari e l’Oriente amaro: in un mese lo scacco dalla Mercedes

Piccoli dettagli hanno creato enormi problemi. Con il paradosso di una macchina rivelatasi veloce

- Daniele Sparisci

La palla ha iniziato a rotolare a Singapore con l’autoscontr­o al via. In Malesia s’è ingrossata e in Giappone è diventata una valanga. Ha sommerso speranze e certezze, travolgend­o il pianeta rosso. A Oriente la Ferrari ha perso la bussola e il Mondiale: 12 i punti raccolti da Sebastian Vettel nel trittico asiatico contro i 68 di Lewis Hamilton. In un mese il castello è crollato dopo una lotta combattuta su distacchi minimi. Scatterann­o i processi, saranno accertate le responsabi­lità interne e dei fornitori, saranno rivisti i criteri sul controllo della qualità dei componenti, ma sarebbe sbagliato dimenticar­e il piccolo miracolo sportivo compiuto da Maranello in un anno.

All’inizio della stagione nessuno scommettev­a sulla «coop» di Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto. Circolavan­o dati apocalitti­ci e invece la «squadra giovane» (copyright di Sergio Marchionne) è riuscita a eguagliare

le prestazion­i della Mercedes. Ma contro un avversario abituato a vincere non basta essere forti: serve la perfezione. Quella che è mancata alla Ferrari da Monza in poi. Toto Wolff e i suoi hanno anticipato in Belgio l’introduzio­ne del motore evoluto per avere vantaggi sui consumi dell’olio (da Monza cambiavano le regole). Una mossa azzardata, ma che ha pagato. E se il Cavalli-

no non l’ha imitata, è perché non poteva: i tecnici si sono presi tempo per lavorare sull’aggiorname­nto finale, dopo aver valutato che i rischi superavano i benefici. Il quarto motore sulla SF70H di Seb è entrato in azione a Sepang e si è rivelato vivace. Ma la gara era stata compromess­a 24 ore prima, quando il tedesco era rimasto a piedi in qualifica per la rottura di un condotto in carbonio e il giorno dopo era partito ultimo. Nemmeno il tempo di respirare ed ecco che lo stesso «baco» colpisce Kimi Raikkonen. E ieri a Suzuka una candela capriccios­a ha spento i sorrisi, alimentand­o un fiume di rimpianti: la Ferrari è apparsa superiore alla Mercedes, però è stata più in garage che in pista.

Nella ricerca estrema delle prestazion­i, l’affidabili­tà è venu- ta meno: un brusco risveglio dopo il Grande Sogno. Vettel ha parlato di fatica. «I meccanici sono stanchi, il team pure. Dobbiamo riposarci e fare bene nei 4 Gp che restano». Un’analisi lucida: l’ultimo mese è stato massacrant­e. Il «suicidio» di Singapore, le grane in Malesia (fra le quali l’assurdo incidente VettelStro­ll a gara conclusa e la corsa per salvare il cambio), le riparazion­i sull’auto di Kimi danneggiat­a nel P3 di Suzuka: si è visto di tutto e di più. Difficile e ingiusto individuar­e un solo colpevole, in fondo hanno sbagliato tutti: i piloti (Seb a Baku e Singapore; Kimi è stato spesso insufficie­nte), la squadra e Marchionne con dichiarazi­oni emotive che hanno aumentato la pressione. Piccoli dettagli hanno causato problemi enormi. Bisogna resettare e ripartire, pensando che per il 2018 c’è un’ottima base.

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