Ferrari e l’Oriente amaro: in un mese lo scacco dalla Mercedes
Piccoli dettagli hanno creato enormi problemi. Con il paradosso di una macchina rivelatasi veloce
La palla ha iniziato a rotolare a Singapore con l’autoscontro al via. In Malesia s’è ingrossata e in Giappone è diventata una valanga. Ha sommerso speranze e certezze, travolgendo il pianeta rosso. A Oriente la Ferrari ha perso la bussola e il Mondiale: 12 i punti raccolti da Sebastian Vettel nel trittico asiatico contro i 68 di Lewis Hamilton. In un mese il castello è crollato dopo una lotta combattuta su distacchi minimi. Scatteranno i processi, saranno accertate le responsabilità interne e dei fornitori, saranno rivisti i criteri sul controllo della qualità dei componenti, ma sarebbe sbagliato dimenticare il piccolo miracolo sportivo compiuto da Maranello in un anno.
All’inizio della stagione nessuno scommetteva sulla «coop» di Maurizio Arrivabene e Mattia Binotto. Circolavano dati apocalittici e invece la «squadra giovane» (copyright di Sergio Marchionne) è riuscita a eguagliare
le prestazioni della Mercedes. Ma contro un avversario abituato a vincere non basta essere forti: serve la perfezione. Quella che è mancata alla Ferrari da Monza in poi. Toto Wolff e i suoi hanno anticipato in Belgio l’introduzione del motore evoluto per avere vantaggi sui consumi dell’olio (da Monza cambiavano le regole). Una mossa azzardata, ma che ha pagato. E se il Cavalli-
no non l’ha imitata, è perché non poteva: i tecnici si sono presi tempo per lavorare sull’aggiornamento finale, dopo aver valutato che i rischi superavano i benefici. Il quarto motore sulla SF70H di Seb è entrato in azione a Sepang e si è rivelato vivace. Ma la gara era stata compromessa 24 ore prima, quando il tedesco era rimasto a piedi in qualifica per la rottura di un condotto in carbonio e il giorno dopo era partito ultimo. Nemmeno il tempo di respirare ed ecco che lo stesso «baco» colpisce Kimi Raikkonen. E ieri a Suzuka una candela capricciosa ha spento i sorrisi, alimentando un fiume di rimpianti: la Ferrari è apparsa superiore alla Mercedes, però è stata più in garage che in pista.
Nella ricerca estrema delle prestazioni, l’affidabilità è venu- ta meno: un brusco risveglio dopo il Grande Sogno. Vettel ha parlato di fatica. «I meccanici sono stanchi, il team pure. Dobbiamo riposarci e fare bene nei 4 Gp che restano». Un’analisi lucida: l’ultimo mese è stato massacrante. Il «suicidio» di Singapore, le grane in Malesia (fra le quali l’assurdo incidente VettelStroll a gara conclusa e la corsa per salvare il cambio), le riparazioni sull’auto di Kimi danneggiata nel P3 di Suzuka: si è visto di tutto e di più. Difficile e ingiusto individuare un solo colpevole, in fondo hanno sbagliato tutti: i piloti (Seb a Baku e Singapore; Kimi è stato spesso insufficiente), la squadra e Marchionne con dichiarazioni emotive che hanno aumentato la pressione. Piccoli dettagli hanno causato problemi enormi. Bisogna resettare e ripartire, pensando che per il 2018 c’è un’ottima base.