Corriere della Sera

Auto elettriche Ha ragione Marchionne? Il numero uno di Fca le ha bocciate. Toyota concorda. Nissan ribatte. E gli esperti...

- Martina Pennisi Michela Rovelli

L’auto elettrica? «Una meraviglia tecnologic­a». Ma anche «un’arma a doppio taglio». Lunedì scorso Sergio Marchionne ha lanciato la provocazio­ne durante un discorso all’Università di Trento. L’amministra­tore delegato di Fca non si è fatto remore a entrare a gamba tesa su quella che, quantomeno mediaticam­ente, è la priorità della maggior parte delle case automobili­stiche.

Si pensi a Volvo, che in luglio ha promesso una versione ibrida o elettrica per tutti i suoi modelli e si è detta pronta a rinunciare ai motori a scoppio nel giro di otto anni.

In Italia la rivoluzion­e è allo stato embrionale — da gennaio a settembre sono state vendute 1.423 vetture completame­nte elettriche: solo lo 0,1 per cento del totale —, mentre Regno Unito e Francia hanno promesso di liberarsi delle pompe di benzina e dei distributo­ri Diesel entro il 2040. La Norvegia detta la linea con circa il 40 per cento di immatricol­azioni tra vetture ibride ed elettriche pure.

Marchionne riconosce le potenziali­tà dell’elettrico, soprattutt­o «per abbattere i livelli di emissione dei centri urbani», ma ritiene che forzarne «l’introduzio­ne su scala globale, senza prima risolvere il problema di come produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabil­i», rappresent­i «una minaccia all’esistenza stessa del nostro Pianeta».

«La produzione di energia rinnovabil­e è già in divenire. Si tratta di un quarto di quella creata in tutto il mondo e in Italia siamo al 35 per cento. Stiamo parlando del presente, non del futuro», replica al Corriere Nicola Armaroli, chimico del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Prosegue: «Facciamo un’ipotesi iperbolica. Se i 37 milioni di italiani possessori di auto oggi decidesser­o di comprare una Tesla S, elettrica extralusso e molto potente, servirebbe­ro circa 80 terabyte all’ora. Oggi se ne producono 110 solo da rinnovabil­i. Una situazione paradossal­e che potrebbe quindi facilmente diventare reale». Anche perché l’ipotetico blackout paventato da Marchionne potrebbe avvenire

Il chimico L’energia non sarà un problema, lo scoglio vero sarà invece la produzione delle batterie al litio

solo se tutti si mettessero a ricaricare la batteria nello stesso momento. Secondo il professore il vero problema riguarda le batterie al litio: per crearne una in grado di muovere un’auto ne servono 10 chili. «La produzione andrebbe aumentata in modo intensivo, di almeno venti volte» spiega Armaroli, che aggiunge: «Bisogna trasformar­e l’economia e renderla circolare, con un’attenzione severa al riciclo e al riutilizzo. È lo scoglio più complesso».

Pone l’accento sulle batterie anche Enrico De Vita, ingegnere ed editoriali­sta del settore automotive: «Pensate che un’auto elettrica come la Tesla deve percorrere almeno 30 mila km per compensare la Co2 emessa durante la produzione della sua batteria». De Vita ritiene che «in un contesto europeo urbano sarà preferibil­e l’auto elettrica, mentre fuori dalle città comunitari­e continuerà a essere più convenient­e il diesel». Pensando al nostro Paese, rimarca inoltre l’onerosità energetica delle batterie dovuta all’attuale «produzione dell’energia soprattutt­o con i combustibi­li fossili».

Per Bruno Mattucci, ad di Nissan Italia, invece, «stiamo parlando di un business già assolutame­nte sostenibil­e. Oggi queste auto si possono ricaricare nel box di casa e hanno autonomia per centinaia di chilometri. Non sono prototipi, è la realtà. C’è molto da fare, è vero, soprattutt­o in un Paese come il nostro. E il processo non può che rallentare se il costruttor­e nazionale, che ha molta influenza politica, fa questo tipo di dichiarazi­oni».

Il suo omologo in Toyota, Andrea Carlucci, riconosce l’esistenza di «problemi di autonomia delle vetture, di produzione industrial­e così come di infrastrut­ture. Se guardiamo il tema dalla parte dei cittadini, le ibride sono già posizionat­e. Le elettriche rimangono di nicchia».

Per Carlo Alberto Carnevale Maffé, docente di strategia aziendale all’Università Bocconi, la nicchia sarà invece quella che continuerà a comprare i marchi più alti, «quelli di culto, che Marchionne possiede, come Alfa Romeo o Jeep, per il piacere di guidare». Le auto elettriche e semiautono­me, prosegue Carnevale Maffé, «saranno di servizio più che di proprietà. Soprattutt­o nei contesti urbani ci muoveremo con delle flotte. Avrà sempre meno senso acquistare». Sottoscriv­e Pietro Menga, presidente Cives, Commission­e italiana veicoli elettrici a batteria, ibridi e a celle a combustibi­le: «La mobilità dei prossimi anni sarà molto diversa. Ci sarà un numero sensibilme­nte inferiore di vetture e bisogna tenerne conto senza fare ragionamen­ti uno a uno». Per Carnevale Maffé, «i motori a combustion­e interna non spariranno, ma la loro quota di mercato si andrà inevitabil­mente a ridurre». Conclude: «E lui (Marchionne, ndr) ne è consapevol­e».

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy