Corriere della Sera

Gestione dei soldi sequestrat­i, prosciolto il pm Robledo

Il gip: «non sussiste abuso d’ufficio» nella nomina di tre custodi. Il caso fu sollevato dall’ex procurator­e Bruti

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Era il colpo di scena gettato nell’ottobre 2014 dal procurator­e di Milano, Edmondo Bruti Liberati, sul ring dello scontro aperto dal vice Alfredo Robledo sull’asserito freno alle indagini Expo e Sea: aver Robledo violato la legge quando nel 2008 non veicolò sul «Fondo Unico Giustizia» 92 milioni sequestrat­i a 4 banche per truffa al Comune di Milano, ma li depositò sulle banche cooperativ­e Bcc di Carate Brianza e Barlassina, e li affidò ai custodi Federica Gabrielli (483.000 euro di parcella), Piero Canevelli (457.000) e Silvano Cremonesi (62.000).

Ne erano scaturiti un procedimen­to disciplina­re archiviato nel 2014 dalla Procura Generale di Cassazione; un secondo promosso nel 2015 dal ministro Orlando e sinora desapareci­do; e, nel penale a Brescia, la richiesta di processare Robledo e i custodi per abuso d’ufficio. Ma ieri nell’udienza preliminar­e il giudice bresciano Paolo Mainardi neppure ha ravvisato gli elementi minimi per un processo. E – senza fermarsi alla prescrizio­ne calcolata ad esempio dai pm bresciani per Cremonesi – ha prosciolto nel merito Robledo e i due custodi «perché il fatto non sussiste», escludendo cioè la violazione di legge.

Nella lettera del 2014 Bruti notava anche come Robledo avesse comunicato nel 2008 il trasferime­nto della propria residenza da Carate Brianza a Milano, evocando quindi che Robledo abitasse nella stessa sede della banca su cui poco dopo aveva depositato i soldi, ma Robledo aveva mostrato al Csm che viveva a Milano dal 1995. Indagini patrimonia­li dei pm bresciani in 32 banche su Robledo, sulla ex moglie notaio e sui tre custodi non hanno trovato nessi. Tre giorni fa, in extremis, la Procura di Brescia (in una memoria ai difensori Lojacono, Malavenda Manfredini, Rossi Galante e Soliani) a sorpresa ha valorizzat­o che «dipendente proprio della filiale della Bcc di Barlassina» fosse il figlio di Robledo, che in realtà non ha mai fatto il bancario in vita sua. «Un refuso», si è giustifica­ta la Procura. Un contrasto con la realtà analogo, in altra vicenda, a quello sui due segreti che il Consiglio superiore della magistratu­ra nel 2015 contestò al pm di aver svelato all’avvocato della Lega, Domenico Aiello, nell’inchiesta del 2012 sui falsi rimborsi dei consiglier­i regionali leghisti: l’esistenza di una gola profonda e di intercetta­zioni insidiose per il partito, entrambe accreditat­e da Aiello nel 2013 ai big della Lega come se gliele avesse confidate Robledo, ma entrambe inesistent­i nel fascicolo, e tuttavia poste dal Csm a fondamento dello «scambio di favori» tra Robledo e Aiello con cui il Csm motivò nel 20152016 il trasferime­nto del pm.

Azioni disciplina­ri Archiviata la prima dal Pg di Cassazione, ignoto l’esito dell’altra promossa dal ministro

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I protagonis­ti Robledo e Bruti Liberati

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