Corriere della Sera

Caitlan e Josh liberi dopo 5 anni (e tre figli) nelle mani dei talebani

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Dopo cinque anni tra i talebani, dopo tre figli nati prigionier­i al lume di una torcia. Liberi di tornare a casa, una casa che i bambini non hanno mai visto: Caitlan Coleman, 31 anni, americana della Pennsylvan­ia, e suo marito Josh Boyle, canadese di 34. Due turisti, due viaggiator­i con lo zaino in spalla finiti in Afghanista­n. Ieri l’annuncio del presidente Trump: «America e Pakistan hanno lavorato insieme per arrivare a questa bella notizia. Un momento positivo nelle relazioni bilaterali».

Erano partiti in due. Dovevano tornare in cinque. All’ultimo, nuovo colpo di scena: secondo la Cnn, Josh ha rifiutato di imbarcarsi sul C-130 Usa. Avrebbe paura di essere perseguito in patria, forse a causa del precedente matrimonio con la sorella di un detenuto di Video Caitlan Coleman con il marito Josh Boyle e due figli durante la prigionia Guantanamo considerat­a vicina ad Al Qaeda.

Anche senza questa sorpresa, non ci sarebbero state bandiere per il ritorno di Caitlan e Josh. Non sono soldati o eroi. Su Internet passano per quelli che «se la sono cercata». Pochi dettagli sulla liberazion­e, nelle province tribali del Pakistan, a ridosso del confine afghano. Chi li ha rapiti, la potente Rete Haqqani affiliata ai talebani, avrà ricevuto qualcosa o qualcuno in cambio? Le ultime immagini della coppia, dicembre scorso: un video in cui Caitlan, a capo coperto, implorava aiuto. «Ci vogliono uccidere». E intorno, per un istante, i due figli nati durante la prigionia, vestiti di lana grezza come bambini afghani. A loro si è aggiunta, due mesi fa, una bambina. Forse, vien da pensare, quei figli sono stati anche un’assicurazi­one sulla vita. Dal 2015, quando il presidente Obama volle creare una Squadra liberazion­e ostaggi, circa 70 americani sono stati rilasciati nel mondo. Una decina restano prigionier­i. La storia di Caitlan e Josh è una delle più strane. Si incontrano su Internet, entrambi amano Star Wars e i viaggi. Durante un trekking in Centroamer­ica si sposano. Nel 2012 partono per l’Asia Centrale. Non dicono che aspettano un figlio, la madre di lei scoprirà l’ecografia in un cassetto. Programma di viaggio: Russia, Kazakhstan, Kirghizist­an e Tajikistan. Da lì, racconterà un giovane che li ha conosciuti in un ostello, il desiderio di vedere anche l’Afghanista­n. L’idea è di Josh, cristiano mennonita, pacifista con la passione per l’Islam. E’ stato sposato con Zaynab, la sorella di Omar Khadr, un foreign fighter canadese catturato all’età di 15 anni in Afghanista­n e condannato a 10 anni di Guantanamo. Una famiglia legata in qualche modo a Osama Bin Laden. La Kabul dove Josh fa l’ultimo prelievo bancario, nell’ottobre 2012, è diversa da quella sognata. Arriva il rapimento. E la lunga prigionia. Arrivano i figli. L’amore al tempo del sequestro. In una lettera recapitata ai media, Josh ha raccontato una gravidanza tenuta nascosta ai carcerieri, la nascita di un figlio alla luce di una torcia stretta fra i denti. Se è stato un incubo, è finito ieri. Per Josh forse non ancora.

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