Corriere della Sera

«Estradarmi è consegnarm­i alla morte»

Battisti ai giornali brasiliani dopo la revoca della residenza decisa dal presidente Temer Si attende il verdetto della Corte suprema. Orlando: tutti i passi fatti, siamo determinat­i

- Rocco Cotroneo

Sono gli ultimi appelli all’opinione pubblica in Brasile, ai giudici che dovranno dire l’ultima parola, frasi a effetto che hanno quest’unico scopo: «Se mi rimandano in Italia per me sarà la morte». La dichiarazi­one consegnata ieri a un giornalist­a brasiliano, Cesare Battisti la ripete da una dozzina d’anni. Non solo. Il rischio, decisament­e improbabil­e, di essere fatto fuori nelle patrie galere dopo quasi 40 anni di latitanza fu alla base della sua «vittoria» nei precedenti processi brasiliani e all’epoca suscitò una lettera indignata del presidente Napolitano al governo brasiliano. Eppure la tesi fu accettata da eminenti giuristi, insieme alla lettura degli Anni di piombo come una guerra civile italiana, alla quale non seguì mai la pace e l’amnistia.

Barricato nella casa di un amico a Cananeia, sul litorale di San Paolo dove vorrebbe restare a vivere, l’ex terrorista si difende sperando nella risonanza dei media locali. Contrariam­ente a quanto in molti ancora pensano in Italia, qui non ha più amicizie eccellenti né particolar­i reti di protezione, se non quelle rimaste per ragioni giuridiche dai precedenti processi. Le quali stanno per essere a poco a poco rimosse, come la residenza permanente (già sottratta dal presidente Temer, ha sostenuto mercoledì un giornale brasiliano) o il precedente rifiuto politico all’estradizio­ne, la cui cancellazi­one è in attesa — la prossima settimana — di un ultimo parere del Stf, il Tribunale supremo. Tutti i passi per l’estradizio­ne sono stati fatti, ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. «Siamo determinat­i», ha aggiunto.

L’appello disperato del latitante, dunque, punta alla coscienza di chi dovrà prendere le decisioni definitive. Battisti ammette che le cose si stanno mettendo male, e non giudica più impossibil­e la sua estradizio­ne, come disse ai giudici negli interrogat­ori di pochi giorni fa. Al contrario: «Io non so se il Brasile vorrà macchiarsi con questo gesto, sapendo che il governo e i media hanno creato un mostro in Italia. Così mi consegnere­bbero alla morte». Nella stessa intervista al giornale Estado de São Paulo, si dice preoccupat­o di «non poter più vedere mio figlio, che sta per compiere quattro anni». «Sarebbe una cosa orribile,

Appelli disperati Non so se il Brasile vorrà macchiarsi di questo gesto... sarebbe una cosa orribile, mostruosa

mostruosa, aver dato la possibilit­à a una persona di vivere e riprodursi in un Paese, in modo legale, e improvvisa­mente togliergli tutto. Io non sono clandestin­o, non sto commettend­o nessun atto illecito». Battisti ha ribadito che la fuga in Bolivia non è mai esistita e la sua cattura è stata una trappola organizzat­a dalla polizia con l’Italia.

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(foto Ansa) In libertà Cesare Battisti in un’intervista tv dopo l’arresto al confine con la Bolivia e la liberazion­e

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