È giusto licenziare il dipendente che ruba (anche due caramelle)
Un furto è un furto e non si può chiamare diversamente. Anche quando il bottino sono due caramelle e qualche gomma da masticare che non valgono nemmeno dieci euro. Lo ha deciso la Cassazione che ha confermato la pena del licenziamento, niente di più e niente di meno, per un dipendente di un supermercato di Napoli che nel 2009 è stato sorpreso a sottrarre dagli scaffali poche caramelle e qualche chewing gum per un totale di nove euro e 80 centesimi. Delle sue motivazioni si sa poco: un attacco di fame, una passione ossessiva per i dolciumi, un momento di debolezza infantile. Si sa poco perché si tratta di un atto che nel suo caso non aveva precedenti. Difficile dunque pensare a questo addetto al rifornimento degli scaffali, come a un delinquente incallito. Sorpreso a fine turno dall’allarme antitaccheggio, il ladruncolo ha inventato una storia improbabile, proprio come farebbe uno che non ha la stoffa di Diabolik, peggiorando la sua situazione. Al punto che il giudice di terzo grado ha rintracciato nella sua condotta «un carattere fraudolento nella specie palesemente doloso e premeditato», tale da essere «ritenuto sintomatico della sua, anche prospettica, inaffidabilità e, come tale, idoneo ad incidere in maniera grave ed irreversibile sull’elemento fiduciario, nonostante la modesta entità del danno patrimoniale e la mancanza di precedenti disciplinari». Insomma per la Cassazione il singolo atto avrebbe «minato in maniera irreversibile il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore». Non osiamo pensare che sarebbe successo se l’uomo avesse sottratto sistematicamente del denaro dalla cassa. Anzi lo sappiamo: la stessa cosa, visto che il licenziamento è il massimo della pena. I ladri di caramelle sono avvisati.