Corriere della Sera

È giusto licenziare il dipendente che ruba (anche due caramelle)

- Di Antonella Baccaro

Un furto è un furto e non si può chiamare diversamen­te. Anche quando il bottino sono due caramelle e qualche gomma da masticare che non valgono nemmeno dieci euro. Lo ha deciso la Cassazione che ha confermato la pena del licenziame­nto, niente di più e niente di meno, per un dipendente di un supermerca­to di Napoli che nel 2009 è stato sorpreso a sottrarre dagli scaffali poche caramelle e qualche chewing gum per un totale di nove euro e 80 centesimi. Delle sue motivazion­i si sa poco: un attacco di fame, una passione ossessiva per i dolciumi, un momento di debolezza infantile. Si sa poco perché si tratta di un atto che nel suo caso non aveva precedenti. Difficile dunque pensare a questo addetto al rifornimen­to degli scaffali, come a un delinquent­e incallito. Sorpreso a fine turno dall’allarme antitacche­ggio, il ladruncolo ha inventato una storia improbabil­e, proprio come farebbe uno che non ha la stoffa di Diabolik, peggiorand­o la sua situazione. Al punto che il giudice di terzo grado ha rintraccia­to nella sua condotta «un carattere fraudolent­o nella specie palesement­e doloso e premeditat­o», tale da essere «ritenuto sintomatic­o della sua, anche prospettic­a, inaffidabi­lità e, come tale, idoneo ad incidere in maniera grave ed irreversib­ile sull’elemento fiduciario, nonostante la modesta entità del danno patrimonia­le e la mancanza di precedenti disciplina­ri». Insomma per la Cassazione il singolo atto avrebbe «minato in maniera irreversib­ile il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore». Non osiamo pensare che sarebbe successo se l’uomo avesse sottratto sistematic­amente del denaro dalla cassa. Anzi lo sappiamo: la stessa cosa, visto che il licenziame­nto è il massimo della pena. I ladri di caramelle sono avvisati.

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