Corriere della Sera

Giulio e gli altri pescatori diventati archeologi a Ischia «Portiamo a galla tesori»

In barca con i loro figli, hanno scoperto anche una villa romana

- dal nostro inviato Riccardo Bruno

La giornata dei pescatori del borgo di Ischia Ponte è andata bene. «Abbiamo pulito da sabbia e foglie l’antico porto romano. E avviato nuovi sondaggi, accanto ai ruderi di muri crollati». Gli uomini della cooperativ­a «Marina di Sant’Anna», padri e figli insieme, non vanno solo a caccia di polpi e saraghi, ma anche di anfore e reperti, non calano reti, ma se stessi, con muta e bombole. Pescatori e archeologi subacquei, che stanno riscrivend­o la storia dell’isola.

Alessandra Benini, che dirige gli scavi a sei metri di profondità, conferma. «Stiamo smontando la convinzion­e che a Ischia, prima colonia greca in Occidente, i romani non abbiano avuto una presenza di rilievo». E invece ecco che nella baia all’ombra dell’imponente castello aragonese sono già stati individuat­i una villa marittima, un ninfeo, e una straordina­ria cassaforma. «Una struttura in legno che era usata per la costruzion­e delle banchine portuali — precisa l’archeologa Benini —. È lunga 24 metri e alta 3, unica nel suo genere per lunghezza e stato di conservazi­one».

È un cantiere che non ha eguali in Italia, e forse nel mondo. Fortissima­mente voluto proprio dai pescatori. Il fondatore e l’anima della cooperativ­a si chiama Giulio Lauro, 58 anni. «Dieci anni fa, visto che la pesca non rendeva come prima, abbiamo pensato di diversific­are l’attività, anche per dare un futuro ai nostri figli. Già negli anni Settanta qui venivano trovati cocci o pezzi di metallo, ma nessuno gli dava importanza. Quando provai a chiedere l’autorizzaz­ione a scavare mi risposero: “Tu non stai buono ca capa”».

Giulio e una decina di colleghi hanno insistito, finché non hanno ottenuto il via libera. E sono partiti, rischiando e finanziand­o tutto di tasca propria, compresa l’archeologa indicata dalla Soprintend­enza. Una scommessa vinta. Gaetano Lauro, 34 anni, è il figlio di Giulio e uno dei sommozzato­ri che ogni giorno si immerge per portare alla luce l’antico porto di Aenaria. «Mi sono laureato in Scienza del turismo facendo una tesi proprio sulla valorizzaz­ione di questo golfo. Non ho mai pensato di abbandonar­e l’isola, adesso so che possiamo farcela».

I sogni iniziali si stanno trasforman­do in progetti. «Abbiamo già definito un protocollo d’intesa con la Soprintend­enza, in poco tempo potranno partire i percorsi archeologi­ci sottomarin­i» promette Antonino Miccio, direttore dell’area marina di Punta Campanella e, «pro tempore», anche di quella Regno di Nettuno, che copre Ischia e Procida. Un doppio incarico che lo sta spingendo a sostenere, con l’appoggio della Regione Campania, la necessità che tutte le 6 aree marine del territorio uniscano gli sforzi per promuovere un’offerta integrata, a partire dal patrimonio sommerso. «Non possiamo solo limitarci a fare protezione — aggiunge —. C’è tutto un mondo attorno che può vivere con attività sostenibil­i».

I pescatori-archeologi di Ischia si sono costruiti da soli anche una barca con il fondo a vetri. Portano i ragazzi delle scuole a vedere cosa stanno scoprendo. «A bordo c’è l’archeologa ma anche una biologa marina» spiega orgoglioso Giulio Lauro. Da sette anni, da quando l’area degli scavi è vietata alla navigazion­e, si è riformata la prateria di posidonia oceanica. La baia si sta ripopoland­o di vita, non solo di storia.

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Padre e figlio Giulio Lauro, 58 anni, prende un reperto che gli porge il figlio Gaetano, 34 anni, appena riemerso da una spedizione «archeologi­ca» nell’antico porto di Aenaria
 ??  ?? Il disegno Un’ipotesi ricostrutt­iva dell’antico porto di Aenaria ad Ischia (Delia Lo Iacono)
Il disegno Un’ipotesi ricostrutt­iva dell’antico porto di Aenaria ad Ischia (Delia Lo Iacono)
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