Borsa e ambasciate, la formula Italia per spingere l’export
Alfano: la diplomazia economica è diventata il centro
La prima volta di un ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale in Piazza Affari. Obiettivo: lanciare congiuntamente con la comunità degli imprenditori e delle tante società esportatrici italiane, quotate e non, un nuovo progetto di «diplomazia economica», ovvero una politica volta a favorire le esportazioni italiane all’estero e gli investimenti esteri nel capitale delle aziende tricolori.
Ieri il ministro degli Esteri Angelino Alfano nella sede di Palazzo Mezzanotte ha dunque siglato con Raffaele Jerusalmi amministratore delegato di Borsa italiana e presidente di Elite — il programma nato per supportare le imprese ad alta crescita — l’accordo che punta alla realizzazione di questi obiettivi.
In pratica il ministero degli Affari Esteri coinvolgerà Borsa italiana nelle missioni istituzionali all’estero fornendo loro un supporto attraverso la rete diplomatico-consolare italiana diffusa nel mondo. Borsa italiana per parte sua coinvolgerà i rappresentanti istituzionali nei propri eventi e favorirà le attività di networking con gli investitori internazionali. L’accordo prevede anche scambi di informazioni su investitori esteri con i quali favorire contatti e incontri reciproci. «Nella lunga crisi iniziata dieci anni fa tutti gli indicatori economici hanno sofferto salvo le esportazioni, che sono cresciute nel periodo del 13%», ha ricordato il ministro Alfano, sottolineando che «l’ossigeno per lo sviluppo che è mancato sul mercato italiano è stato trovato all’estero».
Secondo il ministro degli Esteri la diplomazia economica in passato è stata considerata un ramo cadetto della diplomazia, mentre oggi è l’esatto contrario. «E’ un pilastro centrale della diplomazia e chi non fa diplomazia economica non è adeguato al nostro tempo», ha affermato.
Tra le aree ad alto rischio ma anche ad alto potenziale per la crescita italiana Alfano ha indicato la regione africana. Per parte sua l’ad di Borsa italiana Raffaele Jerusalmi ha ricordato che il 95% degli investitori istituzionali sui nostri mercati è straniero e che con 1.600 case di investimento cui fanno capo oltre 7mila fondi quello italiano è uno dei mercati più internazionali
al mondo. Jerusalmi ha insistito in particolare sull’importanza del programma Elite, destinato alle imprese ad alto potenziale, «che si propone di favorire la crescita delle imprese attraverso un percorso di sviluppo organizzativo e manageriale volto a rendere le imprese ancora più competitive e presenti sui mercati internazionali e più attraenti nei confronti degli investitori». Un mercato dei capitali internazionale ed efficiente — ha insistito Jerusalmi — «è una risorsa per tutto il Paese e Borsa italiana
è un mercato liquido, efficiente e da sempre aperto agli investitori internazionali». Tra i risultati raggiunti quest’anno da Borsa italiana — primo listino europeo in termini di performance, con l’indice Ftse Mib delle grandi capitalizzazioni su del 16,4% — c’è il netto incremento delle matricole di Borsa, con un totale di 30 Ipo che potrebbero arrivare a 40 entro la fine del 2017. «E il trend, nel 2018, ha ottime probabilità di continuare», conclude. Tim ha provveduto alla notifica ai sensi dell’articolo 2 del Decreto «Golden Power» del ruolo assunto da Vivendi, pur ritenendo, spiega una nota del gruppo, che «nessuna notifica fosse dovuta e, coerentemente con i propri interessi, continuerà a far valere le proprie argomentazioni nelle sedi competenti». L’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, il digitale al servizio del sociale, della medicina, dell’inclusione finanziaria. Se ne discute da questa mattina a domenica 15 a Rovereto al festival degli Informatici senza frontiere. Ambrosoli, Crepet, Fornero,Morganti e Profumo tra gli ospiti attesi