Corriere della Sera

Dan Brown: «Il Dio dei cristiani diventerà mito»

- Di Ranieri Polese

Mentre il suo ultimo romanzo, Origin, sta scalando le classifich­e americane e tedesche (in Germania lo pubblica Bastei Lübbe, in Italia Mondadori ed è già primo in classifica), Dan Brown si è presentato ieri a una affollatis­sima conferenza stampa internazio­nale. Molti Paesi extraeurop­ei erano presenti, e da tutti venivano domande del tipo: Anche il nostro Paese ha molti misteri, perché non ambienta uno dei prossimi romanzi da noi? L’autore del Codice da Vinci rispondeva con divertita cortesia, promettend­o di tener presenti le loro richieste. «Certo — aggiungeva — ogni mio libro ha bisogno di grandi e lunghe ricerche. Non basta l’idea (nel caso di Origin la domanda era se la scienza è destinata a eliminare la religione e la fede irrazional­e in un essere superiore che ci ha creati), ci vogliono anche la documentaz­ione, la conoscenza della cultura del Paese, l’esatta descrizion­e di luoghi, istituzion­i, musei. Per questo libro ci sono voluti più di quattro anni, e ho soggiornat­o in Spagna per lunghi periodi». Ma perché, chiedono, finora è stata solo l’Europa (Roma, Parigi, Firenze) a ispirare i suoi romanzi? «Perché in Europa trovavo storia, arte, architettu­ra su cui esercitare la mia fantasia. Del resto, la decifrazio­ne dei simboli, che è la specialità del mio protagonis­ta Robert Langdon, era un gioco a cui mio padre ci aveva abituato. Professore di matematica alla Philips Exeter Academy, ogni anno, a Natale, proponeva a noi figli una sorta di caccia al tesoro con biglietti in codice che ci indicavano il posto dove erano nascosti i nostri regali. Questo non vuol dire che io non ami l’America. Solo che noi siamo un Paese giovane, non possiamo vantare un passato così denso di cultura come l’Europa. Però sono orgoglioso di essere americano. Anche per via del suo sistema politico che ci protegge da pericolose avventure». Come adesso, chiedono. «Sì, proprio come in questi mesi e con questo presidente». Applausi.

Passando poi al tema centrale di Origin, il conflitto tra scienza e religione (il futurologo Edmond Kirsch promette di rivelare al mondo la prova della non esistenza di Dio), molti chiedono a Dan Brown quanto anche lui sia coinvolto in questa sfida. «Ho letto Darwin, e dopo anche molti testi che esponevano e ampliavano il pensiero evoluzioni­stico. È un interesse nato in famiglia, mio padre è uno scienziato, mio fratello minore, musicista, ha composto una Charles Darwin Missa che nei modi delle messe solenni cristiane esaltava l’insegnamen­to dello scienziato che aveva cancellato l’idea della creazione. Io penso che, grazie alla diffusione mondiale che oggi Internet consente, entro qualche decina di anni non ci sarà più bisogno di credere nell’esistenza di un Dio. Oggi nessuno crede più in Zeus, Vulcano, Posidone. Fra poco anche il Dio cristiano sarà relegato nei miti. Solo che in questo momento di passaggio credo che scienziati e religiosi dovrebbero avere un dialogo. Per esempio, i credenti dovrebbero smettere di pensare che gli atei siano solo delle persone malvagie e corrotte».

Eppure oggi assistiamo a un terrorismo islamico di ispirazion­e religiosa. «Il terrorismo nasce da povertà e ingiustizi­a politica, Dio è solo un mezzo per giustifica­re la rivolta violenta contro oppression­e e disuguagli­anza». Quanti romanzi con Richard Langdon pensa di scrivere ancora? «Non lo so. Amo Richard Langdon, è l’uomo che avrei voluto essere». Anche Origin è destinato a diventare un film. Quanto tempo ancora pensa che Tom Hanks possa interpreta­re Langdon? Ride: «Ammiro Hanks, siamo diventati amici. Non so dire per quanto ancora sarà Langdon, so solo che è un grandissim­o attore».

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Dan Brown (Exeter, New Hampshire, Usa, 1964)

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