I buoni lavoro che attivano formazione e tirocini mirati
immaginario collettivo abbina il concetto di aiuto sociale alle famiglie numerose (per lo più straniere) ed agli anziani con pensioni da fame. Troppo semplicistico. Le nuove fragilità riguardano anche padri separati, cinquantenni che hanno perso il lavoro. E tanti giovani. Troppi. Che magari scelgono la strada del Servizio Civile perché assicura loro un micro-reddito temporaneo ma che in realtà sono in cerca di occupazione. E avrebbero bisogno di percorsi mirati. Quelli pensati da Energie in circolo, il progetto di Caritas Brescia (attraverso il suo braccio operativo Casa Betel) e altre 13 associazioni e cooperative della provincia che sarà finanziato grazie al Banco dell’Energia. «Da novembre incontreremo circa 200 famiglie nei 30 centri d’ascolto sul territorio — spiega Anna Attolico di Caritas Brescia, referente del progetto — e ne selezioneremo 90, che affiancheremo per un anno». Prima ci sarà una fase di preparazione degli operatori (quattro mesi), poi un test sulla vulnerabilità e sulla resilienza, quindi la decisione di come sostenere i soggetti fragili. Tre tipi d’aiuto previsti: il buono casa, il buono lavoro e il buono famiglia. I 50 buoni casa da 1.500 euro serviranno a pagare bollette di luce e gas (non si danno mai soldi in contanti). I 60 buoni lavoro (da 2.500 euro l’uno) attivano corsi formazione e tirocini mirati; i 20 buoni famiglia (da 1.500 euro) prevedono azioni di sostegno alla genitorialità entro le mura domestiche. «Il presupposto è che non esiste solo una povertà economica — aggiunge Attolico — ma anche una povertà formativa, occupazionale, educativa. E poi gli aiuti prevedono un patto con le famiglie beneficiarie, che dovranno impegnarsi a restituire, in forma di volontariato, l’energia ricevuta».