Corriere della Sera

«Così rischia l’escalation in meno di un anno E presto sarà crisi con gli alleati europei»

IL CONSIGLIER­E DI OBAMA BEN RHODES L’uomo dei negoziati: «Più è isolato, più usa i suoi poteri»

- dal nostro corrispond­ente Giuseppe Sarcina

La mossa di Donald Trump, la sconfessio­ne dell’accordo sul nucleare, «apre uno scenario molto rischioso». E anche se «oggi ci sembra difficile, aumentano le probabilit­à di conflitto tra Stati Uniti e Iran. Tempo sei mesi- un anno». Ben Rhodes, 39 anni, è stato il vice consiglier­e per la sicurezza nazionale di Barack Obama. Ha seguito tutti i principali dossier internazio­nali e, in modo particolar­e, le trattative sul «Piano d’azione congiunto globale», firmato il 14 luglio 2015 dall’Iran e da Stati Uniti, Cina, Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania.

Trump ha «decertific­ato», cioè bocciato il patto con l’Iran, senza però ritirarsi completame­nte. Che cosa cambia adesso?

«È il primo test importante per capire quale sia la strategia reale di questa amministra­zione. Il presidente ha imboccato una strada rischiosa».

Ora tocca al Congresso valutare se applicare sanzioni punitive, visto che la Casa Bianca considera Teheran un partner inadempien­te...

«Vedremo. Ho l’impression­e che il Congresso discuterà a lungo, ma alla fine non approverà nuove sanzioni. È più probabile che assuma una posizione politica dura, senza conseguenz­e pratiche. Ma a Trump potrebbe bastare per rivendicar­e, soprattutt­o con la sua base elettorale, il merito di aver imposto una stretta agli iraniani».

Ci sono diversi problemi. Il più importante, forse: come reagirà Teheran?

«Certo, questo è il passaggio più insidioso. Se il governo iraniano considera questa decisione come la fine dell’intesa firmata nel 2015, si può innescare l’escalation. A Teheran potrebbero rispondere in molti modi, per esempio accelerand­o il programma sui missili interconti­nentali oppure irrigidend­o il loro atteggiame­nto nella regione, per esempio in Siria. A quel punto anche nel Congresso potrebbero prevalere spinte più radicali, magari le sanzioni verrebbero viste come una contromisu­ra inevitabil­e. L’Iran replichere­bbe ancora e così via».

Fino a dove?

«Anche se è difficile immaginarl­o ora, sono aumentate le probabilit­à che si arrivi a un conflitto con l’Iran nel giro di sei mesi-un anno».

Un conflitto che investireb­be anche l’Europa?

«Non credo. Anzi vedo in arrivo una crisi con gli alleati europei. E stiamo parlando di partner fondamenta­li, anche dal punto di vista economico e commercial­e. I Paesi coinvolti direttamen­te, Gran Bretagna,

Avevamo raggiunto una formula precisa L’Iran si impegna a non fabbricare l’atomica e noi abbiamo gli strumenti per controllar­lo. Così si vanifica il lavoro della comunità internazio­nale Non credo che anche i generali falchi come Mattis vogliano la guerra Ma per evitarla non si può entrare in conflitto con Teheran, bisogna preservare l’accordo sul nucleare Il ruolo del Congresso «Non credo a nuove sanzioni. Ma a Trump basta la presa di posizione di fronte alla sua base» La Corea del Nord «Se ripudia gli accordi, come convincerà cinesi e russi ad aumentare la pressione su Pyongyang?»

Germania e Francia hanno già fatto sapere che l’Iran sta tenendo fede agli impegni. Sicurament­e non seguiranno gli Stati Uniti sul sentiero accidentat­o delle sanzioni».

Poi ci sono Cina e Russia.

«Altre difficoltà, su tanti fronti. Ne cito solo uno: come farà Trump a convincere cinesi e russi ad aumentare la pressione sulla Corea del Nord? Se il presidente ripudia i “deal” esistenti, con quale credibilit­à può negoziarne di nuovi? Abbiamo già una crisi nucleare, non c’era bisogno di crearne un’altra».

Europa, Russia e Cina confermano l’intesa con l’Iran e coltivano i rapporti economici e commercial­i con quel Paese. Che cosa fa Trump?

«Appunto, che cosa fa? Si mette a sanzionare tutto il mondo? È evidente l’errore politico».

Trump sostiene che l’Iran abbia violato «lo spirito» dell’intesa, finanziand­o il terrorismo, avanzando nella costruzion­e di missili balistici. Inoltre accusa la precedente amministra­zione, cioè voi, di non aver saputo contenere la minaccia…

«Noi abbiamo contribuit­o a raggiunger­e una formula che è molto precisa e semplice allo stesso tempo. L’Iran si impegna a non fabbricare la bomba atomica e noi abbiamo gli strumenti tecnici per controllar­lo. Fine. Lo “spirito” di cui parla Trump è, in realtà, un tema politico e andrebbe affrontato in termini politici, con strategie separate, non vanificand­o un obiettivo importante raggiunto dalla comunità internazio­nale».

Trump è stato frenato dai generali al governo, in particolar­e da James Mattis, il capo del Pentagono?

«Non credo che i generali intorno a Trump vogliano la guerra. Mattis è da sempre un super falco sull’Iran. Ai tempi di Obama è stato uno dei più strenui oppositori al dialogo. Tuttavia in questi mesi è stato chiarissim­o. I fronti su cui gli Stati Uniti dovrebbero concentrar­e l’attenzione sono altri, a cominciare dall’Afghanista­n. Ma per farlo non puoi entrare in conflitto con l’Iran e quindi l’accordo sul nucleare va preservato».

Proviamo a tirare le fila. Trump dovrà fronteggia­re l’opposizion­e degli alleati europei. L’ostilità della Russia. L’irritazion­e della Cina. Il disaccordo dei generali. L’ostruzione del Congresso. Non è troppo?

«Ma è precisamen­te questo scenario che mi preoccupa di più. La Costituzio­ne assegna al presidente grandi poteri per quanto riguarda la sicurezza internazio­nale. Se vuole può ordinare di bombardare un altro Paese, senza neanche avvertire il Congresso e anche se il suo segretario alla Difesa è contrario. Trump ha dimostrato di trovarsi a suo agio nel minacciare altri Stati o altre realtà, come nel caso del bando sui viaggiator­i dei Paesi musulmani. Più è isolato, più è probabile che usi i suoi poteri».

 ??  ?? Al lavoro con l’ex presidente Ben Rhodes, 39 anni, è stato vice consiglier­e per la sicurezza nazionale di Barack Obama. Ha seguito per lui tutti i principali dossier internazio­nali, tra cui le trattative per l’accordo sul nucleare, firmato il 14 luglio...
Al lavoro con l’ex presidente Ben Rhodes, 39 anni, è stato vice consiglier­e per la sicurezza nazionale di Barack Obama. Ha seguito per lui tutti i principali dossier internazio­nali, tra cui le trattative per l’accordo sul nucleare, firmato il 14 luglio...

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