Corriere della Sera

Unesco, fermata la corsa del Qatar La francese Azoulay vince all’ultimo voto

L’ex ministra di Hollande, ebrea di origini marocchine, si impone 30 a 28. «Italia decisiva»

- Stefano Montefiori

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Quando François Hollande ormai a fine mandato ha spinto la sua ministra della Cultura a candidarsi a direttrice generale dell’Unesco, il 15 marzo scorso, 50 intellettu­ali arabi firmarono un appello parlando di «scandalosa provocazio­ne» e ribadendo che stavolta il posto spettava a un arabo, dopo sei mandati affidati in passato all’Europa (compresi gli ultimi due, della bulgara Irina Bokova).

Invece, a sorpresa, ieri sera Audrey Azoulay ha battuto nel ballottagg­io finale l’ex ministro del Qatar, Hamad bin Abdulaziz al-Kawari, con 30 voti contro 28, grazie alle schede decisive dell’Italia — con non le ha mai fatto mancare il suo appoggio — e dell’Egitto, che è riuscito a tenere in corsa la sua candidata Moushira Khattab fino al pomeriggio ma poi, una volta uscita di scena l’egiziana, ha spostato il voto verso la candidata francese.

«Con Audrey Azoulay — ha detto il ministro Dario Franceschi­ni — abbiamo lavorato assieme, rafforzand­o ancora di più il legame Italia e Francia sul terreno della Cultura».

Quanto all’Egitto, ha votato più contro il Qatar che a favore della Francia: dal giugno scorso, assieme a Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein e Yemen, l’Egitto ha rotto le relazioni diplomatic­he con il Qatar, visto come un finanziato­re e sostenitor­e occulto del terrorismo jihadista.

La spaccatura del mondo arabo e la debolezza dei suoi candidati più forti — il qatarino accusato anche di antisemiti­smo, l’egiziana criticata perché vicina al dittatore Al Sisi — hanno portato alla vittoria l’outsider Azoulay, che ha cominciato tardi la sua campagna per l’Unesco ma ha goduto dell’appoggio convinto di Hollande prima e del successore Emmanuel Macron adesso.

L’annuncio dell’abbandono dell’organizzaz­ione da parte degli Stati Uniti e di Israele può avere giocato indirettam­ente a favore di Azoulay perché l’elezione di al-Kawari — autore tra l’altro di una prefazione complottis­ta a una raccolta di poesie su Gerusalemm­e — avrebbe confermato il pregiudizi­o anti-israeliano denunciato da Washington, e tolto definitiva­mente all’Unesco ogni respiro universale.

La scelta dei 58 membri del Comitato esecutivo dovrà essere ratificata dai 195 dell’Assemblea generale il 10 novem- bre prossimo. Azoulay, 45 anni, nata a Parigi in una famiglia ebrea marocchina di Essaouira, ha adesso il compito molto difficile di rilanciare un’organizzaz­ione mai così in crisi, divisa tra Occidente e Paesi arabi ma anche percorsa dalla frattura tra Cina e Giappone che litigano sul massacro di Nanchino del 1937 (per questo il Giappone non paga più la sua quota).

Figlia del consiglier­e della famiglia reale marocchina André Azoulay, Audrey potrebbe incassare un atteggiame­nto non ostile da parte dei Paesi arabi più moderati. L’ambasciato­re israeliano ha fatto sapere che «con la nuova direttrice generale abbiamo stabilito di incontrarc­i e di mantenere un canale aperto e diretto».

«Se sarò confermata dall’Assemblea — ha detto Azoulay — la mia priorità sarà restaurare la credibilit­à dell’organizzaz­ione».

In un momento di crisi dobbiamo impegnarci tutti per rafforzare e restaurare la credibilit­à dell’organiz zazione. La soluzione non è andare via A. Azoulay

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Direttrice L’ex ministra francese Audrey Azoulay (Reuters/P. Wojazer)

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