Moto, Dovizioso all’ultima curva
Volata capolavoro del ducatista sotto la pioggia a Motegi. Lo spagnolo, secondo, è a -11
Un grandioso Andrea Dovizioso trionfa nel Gran Premio del Giappone nella classe regina del motociclismo e riapre la corsa per il Mondiale. Il pilota della Ducati supera nell’ultima curva il rivale, lo spagnolo Marc Marquez che ora lo precede di 11 punti.
Non stupiamoci di ciò che abbiamo visto in questa domenica giapponese: di Andrea Dovizioso che stronca nel corpo a corpo Marc Marquez con una manovra finale già immortale cult, e lo fa per la seconda volta in due mesi dopo il capolavoro in Austria; di Andrea Dovizioso che risale a meno 11 da Marquez e, con tre gare rimaste, è sempre più in lotta per il Mondiale MotoGp; di Andrea Dovizioso che, come un chimico, mischia sapiente gli elementi della propria natura, il cavallo bianco della razionalità e quello nero dell’irrazionalità che ha dipinti sul casco («Ma stavolta ha prevalso quello nero!»), e corre come mai ha fatto in vita sua; di Andrea Dovizioso che raccoglie senza ansie e senza spocchia il testimone di Valentino Rossi come uomo spettacolo e idolo italiano contro il potere spagnolo. Non stupiamoci perché ormai Andrea Dovizioso — al 5° centro stagionale e al 6° nelle ultime 17 gare dopo averne fatto appena uno nelle prime 158 in MotoGp — è un campione maturo e questa gara epica lo ha dimostrato, comunque vada la corsa al titolo.
In un contesto complicatissimo — pioggia forte, aderenza limitata, visibilità da fondo del mare senza occhialini — Dovizioso ha apparecchiato la sua opera più bella partendo dal principio che «nello sport nessuno è imbattibile, dunque nemmeno Marquez». E nemmeno quando, dopo un magnifico scambio di colpi iniziato a 6 giri dalla fine, a metà dell’ultimo giro MM aveva ancora mezzo secondo di vantaggio. Lì il Joker, che non si risparmia mai, rischia di cadere come il cowboy al rodeo e Dovi capta il vento che cambia: «Senza il suo errore non ce l’avrei fatta». Problemi di Marc. Alla quartultima curva, la 10, Dovi cambia traiettoria (ha studiato a lungo Marquez da dietro e ora lo imita, allargandola) e alla 11 arriva veloce, bello, inarrestabile: «Ho fatto una staccatona, l’ho passato facile, la Ducati era stabilissima, tutto era sotto controllo». A Marquez non resta che il gesto circense, come in Austria. Ma, come allora, all’ultima curva ha la fisica contro, l’italiano protegge sé e il primato e bye bye Marquez.
«Ho fatto la mia strada, è andata bene», racconterà alla fine Andrea. Sembra facile, invece è una manovra kolossal che magari cambierà il campionato: «Per Marc non credo, per me sì perché batterlo più di una volta nel suo punto forte mi fa bene...». È la garanzia che Dovi sarà lì a mordere fino all’ultimo giro dell’ultima gara. Marquez lo sa e ne è pure felice: «Bello giocarsi il titolo con Andrea: è un bravo ragazzo e un gran lavoratore, e il lavoro paga». E dopo questo capolavoro a Motegi sarebbe bello e giusto se il premio più grande lo pagasse a Dovizioso, l’eroe ducatista che ragionando ha imparato a sognare.