Corriere della Sera

«Molte somiglianz­e, ma a Vienna non c’è un nuovo Macron»

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

PARIGI Ha senso evocare Macron a proposito di Sebastian Kurz?

«Sì visti da lontano, no se guardiamo meglio», dice Patrick Moreau, politologo francese specialist­a del mondo germanico e autore, tra altre opere, di «L’Autriche des populistes».

In che cosa sono simili?

«Macron e Kurz sono entrambi giovani, dinamici e belli, e in economia sono fondamenta­lmente due liberisti».

Le differenze?

«Sono molto più importanti e profonde delle somiglianz­e. Intanto Macron ha creato un partito nuovo facendo esplodere destra e sinistra, mentre il probabile futuro cancellier­e austriaco ha fagocitato il partito conservato­re Övp per trasformar­lo in un partito Kurz».

E sul piano ideologico?

«Kurz è un conservato­re vero quanto ai valori, un nazionalis­ta che pensa prima di tutto e solamente all’Austria mentre Macron è per la Francia ma anche per l’Europa. In Macron c’è una dimensione europeista molto importante assente in Kurz, che non vuole uscire dalla Ue ma non è certo un suo fervente sostenitor­e».

Quanto tempo ci vorrà per avere un nuovo governo austriaco?

«Molto, anche qualche mese, perché è sempre così e perché stavolta lo scenario politico è particolar­mente complicato. È probabile che Kurz avrà l’incarico di formare il governo, ma con chi? Ha vinto ma non stravinto, i socialdemo­cratici del Spö hanno perso ma non quanto previsto, e l’avanzata dell’estrema destra Fpö non è un’ondata».

Quali opzioni?

«A parte l’ipotesi improbabil­e di un’alleanza tra socialdemo­cratici ed estrema destra, le altre sono aperte: Kurz potrebbe allearsi con l’estrema destra, con la quale condivide l’atteggiame­nto di chiusura verso i migranti e la lotta all’Islam politico. Ma Kurz non vuole uscire dall’Europa e dall’euro, mentre la Fpö sì, e il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen potrebbe bloccare un governo anti-Europa. Si potrebbe tentare allora una riedizione dell’attuale grande coalizione tra conservato­ri e socialdemo­cratici, ma Kurz aveva promesso agli austriaci un cambiament­o. Non saranno settimane facili».

L’Austria si sposterà verso il gruppo di Visegrád, cioè Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia?

«Sì, è un processo evidente, ance se non credo che l’Austria rischi di somigliare all’Ungheria di Orbán. Sul piano geopolitic­o però è chiaro che il gruppo di Visegrád uscirà rafforzato, perché tutti questi Paesi sono accomunati dal rigettare completame­nte la politica migratoria dell’Unione Europea».

L’Italia deve aspettarsi la chiusura del Brennero?

«Sì, praticamen­te è già deciso, nessuno si è accorto di quel che si diceva in queste ultime settimane nel Parlamento austriaco, ma di fatto l’esercito è già dispiegato lungo tutte le frontiere austriache. L’Austria potrebbe uscire da Schengen, come peraltro ha già fatto la Danimarca».

Il confine del Brennero in pratica è già chiuso Di fatto l’esercito austriaco ormai è dispiegato lungo tutte le frontiere

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