Corriere della Sera

La minoranza pd riapre il fronte con Renzi

I veleni dopo l’esclusione dalla festa: vedremo come andrà in Sicilia. Sala: non sarà facile che diventi premier

- Giuseppe Alberto Falci

Finiti i festeggiam­enti per i dieci anni del Pd continuano le divisioni. Rumoreggia­no le opposizion­i interne ed esterne ai democratic­i per le parole che Matteo Renzi ha scolpito dal palco del Teatro Eliseo: «Chi se ne è andato ha tradito il popolo del Pd». Replica di Roberto Speranza: «Il tradimento peggiore si commette quando si tradiscono i propri ideali». Controbatt­e Lorenzo Guerini: «A Speranza chiedo invece che senso ha avuto fare una scissione per inseguire rancori travestiti da velleitari­e politiche».

Nel sequel di Via Nazionale si contano le ferite. Una in particolar­e non è stata rimarginat­a: il mancato invito a Romano Prodi e alle minoranze del Pd. Dalle parte di Renzi la questione viene derubricat­a così da un fedelissim­o come Ettore Rosato: «Guardi, nemmeno io sono stato invitato».

Le minoranze dem contestano anche toni e contenuti della relazione di Renzi. Si domanda un parlamenta­re orlandiano: «Prima Renzi ha fatto uscire Civati e i suoi, poi ha messo alla porta Prodi e Letta, poi Bersani e Speranza. Cosa è rimasto del Dna del Pd?». Le assenze di sabato lasciano il segno. «Mi è parso — confessa Barbara Pollastrin­i, deputata vicina a Cuperlo — un po’ come quella festa di classe in cui manca metà della classe». Dello stesso tenore le parole di Cuperlo: «Nel momento in cui il Pd approva una legge elettorale che prevede le coalizioni, saggezza consiglier­ebbe di non insultare quelli con i quali dovrebbe allearsi nei collegi».

Già, il dossier coalizione si potrebbe riaprire all’indomani della tornata elettorale siciliana, dove i sondaggi prefiguran­o una sconfitta per i dem. «Non c’è dubbio — spiega il parlamenta­re orlandiano a taccuini chiusi — che una sconfitta in Sicilia avrebbe un valore politico. Da lì chiederemo di costruire un’alleanza di centrosini­stra con dentro i bersaniani e tutte le forze che stanno alla nostra sinistra».

La quadra per la coalizione però ora sembra lontana, con Carlo Calenda che si sfila: «Non mi presenterò alle prossime elezioni, al 100%». E se Renzi ha ribadito che il candidato sarà lui, il sindaco di Milano Beppe Sala chiosa: «Giusto che sia il candidato, ma non penso sia facile che diventi premier». Ma il leader dem sta già limando gli ultimi dettagli in vista del viaggio in treno che inizierà martedì. Attraverse­rà tutto lo Stivale, visiterà oltre 100 piccoli comuni. E sabato in Puglia incontrerà oltre 1.000 giovani. «È dai ragazzi che dobbiamo ripartire», si sfoga con i suoi.

Calenda si sfila Il ministro esclude di correre alle prossime elezioni: «Al cento per cento non mi presenterò»

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