Corriere della Sera

Di Maio e l’appello anti-riforma: così l’elettore M5S vale meno

Il leader M5S: nella quota proporzion­ale una violazione della Carta

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Caro direttore, le scrivo perché credo che l’informazio­ne stia assolutame­nte sottovalut­ando la gravità di questa legge elettorale e la sua pericolosi­tà per l’effetto distorsivo che avrà sulla rappresent­anza della volontà popolare. Per dimostrarl­e i rischi a cui si va incontro con questa legge, facciamo una simulazion­e consideran­do solo la parte proporzion­ale prevista dal Rosatellum.

Supponiamo che alle prossime elezioni i partiti del centrosini­stra in coalizione prendano rispettiva­mente: Pd il 25%, Partito pensionati 1,5%, Partito di Pisapia 2,5%, Partito di Alfano 2,5%, Lista civetta 1,5%. Tutte le liste sotto il 3% non entreranno in Parlamento, ma i loro voti non vanno persi né vengono distribuit­i equamente a tutti gli altri partiti (come nel sistema tedesco), ma in questo caso vanno tutti al Pd. In questo modo il Pd, invece di prendere un numero di seggi proporzion­ale al 25% dei voti ottenuti, ne prenderà un numero proporzion­ale al 33%, che significa il 32% in più dei seggi rispetto a quelli che gli spetterebb­ero.

E attenzione: non stiamo ancora consideran­do la quota maggiorita­ria, che va aggiunta se la stessa coalizione dovesse arrivare prima nel collegio.

In pratica per la quota proporzion­ale il voto di un cittadino elettore del Pd non vale uno, ma vale 1,32. Mentre il voto di un cittadino elettore del Movimento 5 Stelle vale molto meno.

Quello che sto cercando di spiegare è che il problema di questa legge elettorale non è la componente maggiorita­ria — che non sto consideran­do — ma il sistema di assegnazio­ni dei seggi nella quota proporzion­ale, che fa confluire tutti i voti delle liste civetta e dei partitini al partito più grande della coalizione falsando cosi completame­nte il risultato del voto. Questo incentiver­à a dismisura la creazione di liste civetta.

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