Corriere della Sera

Paola Regeni: «L’Italia ci ha ferito»

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«Rimandare l’ambasciato­re italiano in Egitto è stata una resa». È quello che ha sostenuto Paola Regeni, la mamma del giovane ricercator­e ucciso in Egitto nel 2016, che ieri era ospite in studio a Che Tempo Che Fa su Rai1 con il marito Claudio: «La riapertura dell’ambasciata a pieno titolo al Cairo ci ha fatto male. Sostenevam­o, con tante altre persone, non solo in Italia, che era meglio trattenere ancora in Italia l’ambasciato­re, o farlo tornare insieme ad altre soluzioni perché altrimenti era come dire “il caso è chiuso” e infatti così hanno subito detto i media in Egitto». Il padre del giovane ricercator­e confessa: «Ci ha ferito un po’ la modalità con cui ci è stata comunicata la decisione. Si poteva parlarne insieme, se non altro per trovare delle vie per dire che conosciamo perfettame­nte l’importanza del coordiname­nto della politica nell’area del Mediterran­eo, ma si potevano fare delle azioni...».

La mamma ha voluto ricordare che «Giulio era una persona, se parliamo di un caso sembra che non sia mai esistito. Come genitori sentirsi dire da media e politica che è un caso non ci stiamo». «Era un giovane uomo molto avanti su certe cose, trovare la verità per lui è importante perché i giovani cittadini europei si sentano sicuri. Non deve aleggiare il fantasma di Giulio», ha aggiunto.

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Ricercator­e Giulio Regeni, il ricercator­e italiano rapito e ucciso in Egitto nel 2016 a 28 anni

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