Corriere della Sera

GLI ERRORI SU BATTISTI DI FRANCIA E BRASILE

- Alfonso Ferrario,

Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»

Caro direttore,

la vicenda Cesare Battisti mi ha ricordato la Dottrina Mitterrand, che ha permesso a condannati italiani per atti di terrorismo e per altri gravi reati di godere di ospitalità e protezione politica in Francia. Francia nazione amica, con forti legami politici, ideologici, civili e commercial­i e aderente, come noi, alla costruzion­e europea. Perché la Francia ha agito in questo modo? E perché l’Italia non ha reagito o, se lo ha fatto, perché ha dovuto subire questo inaccettab­ile affronto?

Monza

Caro signor Ferrario,

La Dottrina Mitterrand fu il risultato di un giudizio completame­nte sbagliato sui gruppi terroristi­ci che negli anni 70 e 80 hanno compiuto stragi e morti in Italia. Che si trattasse di assassini in qualche modo nobilitati dalle loro idee (sparavano in nome del proletaria­to) e dall’azione repressiva dello Stato. Fu un giudizio che circolò in Italia, qualcuno parlò di «compagni che sbagliano», e che trovò larga accoglienz­a anche in Francia tra intellettu­ali e politici. Al punto che molti terroristi lì trovarono rifugio e altri non furono estradati in Italia grazie appunto alla cosiddetta Dottrina Mitterrand varata dal governo nel 1982. Il punto fondamenta­le era sorprenden­te: non si consegnava­no autori di crimini

Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronic­a: scrivialdi­rettore@corriere.it anche gravi a Paesi «il cui sistema giudiziari­o non corrispond­a all’idea che Parigi ha delle libertà». E tra questi Paesi in qualche modo finì anche l’Italia.

Ci vollero vent’anni perché questa decisione fosse cambiata. Per questo motivo Cesare Battisti, condannato per quattro omicidi ma libero in Francia di vivere e pubblicare libri, decide di fuggire in Brasile. Dove ha ottenuto finora coperture politiche e simpatie intellettu­ali tanto che il suo caso è ancora in discussion­e. Francia e Brasile, due Paesi amici e alleati, ci hanno trattato come se non fossimo uno Stato di diritto, pretendend­o di lasciare in libertà un assassino condannato ripetutame­nte. Una scelta intollerab­ile.

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