GLI ERRORI SU BATTISTI DI FRANCIA E BRASILE
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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere»
Caro direttore,
la vicenda Cesare Battisti mi ha ricordato la Dottrina Mitterrand, che ha permesso a condannati italiani per atti di terrorismo e per altri gravi reati di godere di ospitalità e protezione politica in Francia. Francia nazione amica, con forti legami politici, ideologici, civili e commerciali e aderente, come noi, alla costruzione europea. Perché la Francia ha agito in questo modo? E perché l’Italia non ha reagito o, se lo ha fatto, perché ha dovuto subire questo inaccettabile affronto?
Monza
Caro signor Ferrario,
La Dottrina Mitterrand fu il risultato di un giudizio completamente sbagliato sui gruppi terroristici che negli anni 70 e 80 hanno compiuto stragi e morti in Italia. Che si trattasse di assassini in qualche modo nobilitati dalle loro idee (sparavano in nome del proletariato) e dall’azione repressiva dello Stato. Fu un giudizio che circolò in Italia, qualcuno parlò di «compagni che sbagliano», e che trovò larga accoglienza anche in Francia tra intellettuali e politici. Al punto che molti terroristi lì trovarono rifugio e altri non furono estradati in Italia grazie appunto alla cosiddetta Dottrina Mitterrand varata dal governo nel 1982. Il punto fondamentale era sorprendente: non si consegnavano autori di crimini
Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronica: scrivialdirettore@corriere.it anche gravi a Paesi «il cui sistema giudiziario non corrisponda all’idea che Parigi ha delle libertà». E tra questi Paesi in qualche modo finì anche l’Italia.
Ci vollero vent’anni perché questa decisione fosse cambiata. Per questo motivo Cesare Battisti, condannato per quattro omicidi ma libero in Francia di vivere e pubblicare libri, decide di fuggire in Brasile. Dove ha ottenuto finora coperture politiche e simpatie intellettuali tanto che il suo caso è ancora in discussione. Francia e Brasile, due Paesi amici e alleati, ci hanno trattato come se non fossimo uno Stato di diritto, pretendendo di lasciare in libertà un assassino condannato ripetutamente. Una scelta intollerabile.