Corriere della Sera

Maurito, una notte da re «La mia tripletta annunciata Le critiche? Io parlo coi gol»

«Una gioia speciale. Ai compagni l’avevo detto: ne segno tre...»

- Carlos Passerini

Che notte, Maurito. Tutta roba sua, tutto alla sua maniera, tre gol, due che sembrano la fotocopia uno dell’altro e il terzo che è un rigore ma che non è solo un rigore, perché al 90’ di un derby non è mai solo un rigore. Tre gol alla Icardi, che fatti da lui sembrano sempre così maledettam­ente facili, anche se non lo sono. E che lui racconta così, mentre tutto attorno San Siro salta e balla, avvolto in una dolce foschia leggera leggera: «È una gioia speciale che non si può spiegare, a qualche compagno avevo detto che avrei fatto tre gol e ora mi porto a casa il pallone e me lo tengo stretto. Se ci dormirò insieme? Difficile, di solito dopo le partite non dormo mai... Per lo scudetto è presto, ora sotto col Napoli, sarà durissima. Le critiche su di me? Io lascio parlare e parlo in campo. Aiuto la squadra e parlo con i gol».

Sui primi due a questo punto dovrebbe chiedere il copyright. Di interno o d’esterno il senso non cambia, è il movimento che identifica il marchio registrato, l’essenza della giocata, il metodo, l’ideologia di base: palla tagliata dalla fascia, da destra o sinistra non importa, lui che ruba il tempo alla difesa come fosse la finta di un tango, un passo all’indietro e due avanti, quindi zac, coltellata e adiòs amigos. Una volta, due volte. Eccole, le prime due scene madri del derby numero 167, una per tempo.

La prima è anche la prima palla che tocca in area. E per di più sotto la curva degli altri, la Sud, un sottile piacere aggiuntivo in una notte non banale al quale se ne aggiunge un terzo, di sottile piacere: è Bonucci, l’altro capitano, a perdere il duello cruciale. Leo che al passo di tango abbocca, che arriva in ritardo di mezzo metro, quel mezzo dannato metro che consente all’argentino di girare in rete con un facilità che in realtà è solo sua. Fa più fatica a salire sul cartellone pubblicita­rio Icardi, e a non rompersi l’osso del collo. Per dire. Bonucci resta impietrito, come incantato. Anche per lui il derby era l’occasione per ricomincia­re, per ripartire, per cancellare i fantasmi: niente da fare, per lui è ancora notte fonda, per lui e anche per il Milan ora a meno 10. La notte è nerazzurra, stavolta, la notte è di Icardi.

Il secondo gol, dopo il pareggio provvisori­o di Suso, è ancora più bello: perché è Maurito ad andare a riacchiapp­arsi la palla da solo a metà campo, a impostare l’azione, a chiuderla. Come prima: il solito passo di tango, poi zac, e ancora una volta è Bonucci a restare a metà strada, inerme. «Fai gol, fallo per la Nord», recitava lo striscione degli ultrà nerazzurri prima di cominciare: promessa mantenuta, eccovene tre.

L’ultimo, il decisivo, è il solito rigore glaciale, stavolta sotto la Nord. Con tanto di maglietta esposta alla maniera di Messi, che ora sembra averlo finalmente accolto anche in Nazionale dopo i fraintendi­menti, o quello che erano, della

Premio «Porto a casa il pallone e me lo tengo stretto. Dormirci assieme? Non dormo dopo i match...» Realismo «Scudetto? È presto per parlarne. Ora pensiamo soltanto alla prossima partita»

vicenda Maxi Lopez. Acqua passata. «Conta vincere, non se segno io», giura Maurito: mezza bugia, ma solo mezza, perché è chiaro che prima di tutto viene l’Inter, ma se uno come lui non segnava su azione da un mese e passa — Roma, 26 agosto, doppietta vincente — è chiaro che normale non era, non poteva essere. E infatti. Serviva un derby, serviva una notte così.

 ?? (Reuters, Getty Images) ?? Protagonis­ta Mauro Icardi, 24 anni, ha deciso il derby con la sua tripletta. A sinistra, l’attaccante argentino esibisce la maglia dopo aver realizzato il rigore del 3-2. A destra, l’acrobazia in occasione del secondo gol. L’attaccante argentino sale a...
(Reuters, Getty Images) Protagonis­ta Mauro Icardi, 24 anni, ha deciso il derby con la sua tripletta. A sinistra, l’attaccante argentino esibisce la maglia dopo aver realizzato il rigore del 3-2. A destra, l’acrobazia in occasione del secondo gol. L’attaccante argentino sale a...
 ??  ?? Abbraccio Luciano Spalletti, 58 anni, abbraccia Vincenzo Montella, 43: per l’interista 22 punti conquistat­i su 24, per il milanista 4 sconfitte su 8 partite (Ansa)
Abbraccio Luciano Spalletti, 58 anni, abbraccia Vincenzo Montella, 43: per l’interista 22 punti conquistat­i su 24, per il milanista 4 sconfitte su 8 partite (Ansa)

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