Eccesso di affetto Molinari manca il triplete nell’Open
Golf: l’azzurro si spegne, vince l’inglese Hatton
Aspetti Molinari e arriva Hatton. Che non è un parvenu dell’alta classifica: la settimana scorsa in Scozia ha vinto per il secondo anno consecutivo l’Alfred Dunhill. E con il successo di ieri si è messo in tasca un paio di milioni in otto giorni. Niente male per il ragazzino di Marlow che da bimbo si faceva portare a Wentworth, una delle cattedrali del golf britannico, per giocare con i suoi amichetti. Sabato sera occupava la piazza d’onore con Chicco Molinari, che inseguiva il suo terzo Open. Entrambi alle spalle di Matt Wallace, in fuga con due colpi di vantaggio. All’inglese la rimonta è riuscita. All’azzurro no.
Hatton è partito tranquillo, poi ha messo il turbo e ha collezionato 5 birdie nelle ultime 7 buche. L’ultimo, sul green della 18, gli ha consentito di scrollarsi di dosso la compagnia di Ross Fischer e del beniamino del pubblico, il thailandese Aphibarnrat, che già si preparavano al playoff. Molinari, invece, si è smarrito lungo le buche che nei giorni scorsi lo avevano accolto remissive. «Lo scorso anno — racconta — all’ultimo giro ero partito subito forte e questo mi aveva dato smalto e fiducia. Stavolta ho patito un po’ la tensione, anche perché, quando il birdie non arriva, perdi un briciolo di tranquillità». L’abbraccio del pubblico, forse, non lo ha aiutato: «Trasmette grandi aspettative, e un po’ di pressione la mette. Sul circuito Usa, dove gioco di solito, questo non accade. E lì i livelli di adrenalina restano normali».
Il pubblico è stato il grande protagonista dell’Open. Inondata dal sole, la quattro giorni monzese ha richiamato migliaia di spettatori. Non solo golfisti. C’erano famigliole incuriosite dall’avvenimento che ne hanno approfittato per un picnic nel parco. Cerano jogger e ciclisti della domenica che si sono presi una pausa nelle loro performance per osservare da vicino le star del golf. E poi migliaia di appassionati, testimonianza tangibile che questo gioco, se da noi non è ancora diventato popolare, di certo non è più uno sport d’élite. Battuti tutti i record: 73mila spettatori in totale, 28mila nel giro finale. In sostanza si è trattato di un maxi spot per il golf, l’Italia e la Lombardia, andato in onda sulle tv di tutto il mondo. E guardando la 74ª edizione dell’Open d’Italia, i 70 milioni di golfisti sparsi per i cinque continenti hanno capito: a) che l’Italia non fa parte del terzo mondo golfistico, ma può contare su un pubblico numeroso e competente; b) che a metà ottobre si gioca in maglietta perfino nel nord del Paese, quando da altre parti le sacche da golf rischiano già di finire in letargo; c) che la Lombardia non è solo fabbriche e uffici, ma anche verde, storia e tradizione.
Roberto Maroni, al centro di furiose polemiche quando la sua giunta decise uno stanziamento di 500mila euro per portare l’Open a Milano, adesso gongola: «Macché regalo, è stato un investimento. E se ce lo consentiranno, la Lombardia si candida ad ospitare anche le prossime tre edizioni».
Pressione e record Edizione record con 73 mila spettatori. Chicco: «Tanta aspettativa ti fa sentire la pressione»