Così Andrea ha cambiato l’anima «wild» della Rossa Dall’Igna: «È come Stoner»
«Dovizioso come Casey Stoner? Non è un paragone dissacrante», ha detto entusiasta Luigi Dall’Igna incrinando la sua dura scorza di ingegnere, progettista e capo Ducati. Per la verità, il sommo australiano vincendo il Mondiale 2007 ha fatto la storia e Dovizioso non ancora. Una differenza tra i due, però, racconta che da un certo punto di vista Dovizioso è persino meglio. All’epoca infatti Stoner, per talento e Dna, era l’unico che faceva funzionare la Rossa — storicamente potentissima ma intollerante alle curve — mentre adesso siamo in presenza di una moto completa, vagamente «giapponesizzata», cioè addolcita e democratica, a portata anche di altri.
Lo splendido 3° posto di Danilo Petrucci, al 4° podio stagionale con la Pramac identica alle ufficiali, lo conferma. E se le difficoltà di Lorenzo (6°) sono il prezzo da pagare all’apprendistato su un mezzo che resta comunque diverso (aspettiamo il 2018 prima di condannarlo...), il modo in cui Dovizioso ha potuto pennellare ieri le ultime curve, pulito, alla corda, senza strappi, con una ciclistica amica e un’elettronica all’avanguardia, sono la testimonianza di una rivoluzione tecnica compiuta anche per il grande lavoro di «consulenza» che il forlivese ha cominciato cinque anni fa tra immensi problemi. «Questa moto è sua», aveva detto Dall’Igna dopo l’exploit in Austria. Riconoscimento importante in un’azienda dove — si ironizzava una volta — gli ingegneri erano abituati ad ascoltare il parere dei piloti per fare il contrario.
Stoner e Dovi indicano così modi diversi di esaltare un marchio; uno con le vittorie individuali, l’altro trasformando la Ducati nella moto di riferimento della MotoGp. La Honda infatti è soprattutto Marquez (il migliore hondista dopo MM è Rabat, 15°) e la Yamaha è in crisi nera: la migliore è la Tech 3 di Zarco (8°), Viñales 9° è finito a -41 da Marquez fuori dalla lotta mondiale e Rossi è caduto al 6° giro: «Non avevo grip, era come se guidassi sul ghiaccio — ha detto Valentino —. Guidare questa moto mi fa paura». Anche in classifica, visto che nel Mondiale costruttori è scivolata terza proprio dietro la Ducati.
In un giorno complessivamente propizio agli italiani — Iannone redivivo ha fatto 4° in MotoGp, Fenati in Moto3 ha vinto su Antonelli e Bezzecchi e Morbidelli in Moto 2 ha esteso la sua leadership a + 24 su Luthi — la Ducati guida un Paese che in moto sta ripartendo. Siamo curiosi di capire dove arriverà.
Rossi caduto Non avevo grip, era come guidare sul ghiaccio Questa Yamaha mi fa paura