Corriere della Sera

Cigni, lacrime e rose

- Di Massimo Gramellini

La vita è una signora bizzarra che si diverte a sgretolare i pregiudizi che ci siamo faticosame­nte costruiti un’arrabbiatu­ra dietro l’altra. Fino a ieri, in polemica con il vandalismo italico, avevo una consideraz­ione quasi religiosa della civiltà scandinava, specie nei rapporti con la natura. Poi leggo dei tre adolescent­i danesi in gita scolastica sul lago di Garda che hanno steso a sassate un cigno e il mito improvvisa­mente vacilla. Passa qualche ora e su Facebook una ragazza racconta di essere stata accerchiat­a e molestata in una piazza centraliss­ima di Firenze da una ventina di giovanotti del posto, in palese surplus alcolico. Nemmeno lei sa come sarebbe potuta andare a finire se un venditore di rose del Bangladesh non l’avesse tirata fuori dai guai, disperdend­o i molestator­i e regalandol­e un fiore e un fazzoletto per asciugarsi le lacrime.

Il solito cinico in servizio permanente effettivo sospetterà che la ragazza sia un’amica della Boldrini e il suo salvatore un figurante ingaggiato dai buonisti per la bisogna. Ma tutto lascia supporre che la storia sia autentica. Ora, se c’è una categoria di questuanti che mi ha sempre procurato imbarazzo è quella dei venditori di rose. Sarà per l’insistenza con cui perseguita­no i clienti dentro e fuori i locali, o per il senso di colpa che mi attanaglia ogni volta che respingo le loro proposte floreali. Ma adesso? Invidio chi, in politica come nella vita, rimane affezionat­o ai suoi pregiudizi qualunque cosa accada. Invece io ho la sensazione che questa sarà la sera in cui comprerò una rosa.

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