Corriere della Sera

«La mia solidariet­à alle attrici Ma Weinstein resta un genio»

L’attore: «Lanciò me e Ben Affleck. Seguo i fatti con amarezza e dolore»

- di Giovanna Grassi e Giuseppe Sarcina lettera di Marina Ripa di Meana

«Io e Ben Affleck vivevamo in affitto, in una stanza. Giravamo a Hollywood nel tentativo di far accettare le nostre idee per qualche film. Lo studio indipenden­te Miramax è stato un trampolino di lancio. Non solo per noi». Matt Damon, 47 anni, ripete anche oggi quello che ha sempre detto di Harvey Weinstein: il produttore accusato di molestie sessuali (e non solo) da oltre 40 donne è lo stesso che fu l’artefice del successo di Will Hunting-Genio ribelle. Era il 1998, Matt diventò una star. E conquistò l’Oscar per la sceneggiat­ura assieme all’amico Ben.

Il divo vuole separare ogni giudizio sull’uomo Weinstein dal profession­ista del cinema. E premette che senza ombra di dubbio la sua solidariet­à va alle attrici che hanno denunciato abusi. Lui, che ha cresciuto 4 figlie, con orgoglio si definisce femminista. E’ sempre al fianco della moglie, l’argentina Luciana Barroso, nelle battaglie per la parità tra i sessi.

Non entra nel merito delle inchieste giudiziari­e nei confronti di Weinstein a New York e a Londra (per ora non a Los Angeles). Ha già drasticame­nte smentito al New York Times alcune dichiarazi­oni della giornalist­a Sharon Waxman che aveva parlato di un intervento dell’attore sul quotidiano nel 2004 per bloccare un’indagine giornalist­ica sul produttore. Al centro della questione il ruolo di Fabrizio Lombardo, dirigente della Miramax. Come Matt anche il capo redattore del New York Times, Dean Baquet, ha negato di aver fatto pressioni affinché un articolo negativo su Lombardo e Weinstein fosse cestinato.

Spiega Damon: «Conobbi Lombardo ai tempi della lavorazion­e a Roma nel 1999 di Il talento di Mr. Ripley. Con noi nel cast c’erano Gwyneth Paltrow e Cate Blanchett. Ho sempre avuto con lui rapporti di lavoro essenziali e corretti. Questa è la sola cosa che ho detto a Sharon Waxman nel corso della conversazi­one telefonica L’italiano di Miramax Lombardo? Lo conobbi durante la lavorazion­e de ll Talento di Mr. Ripley Con lui sempre rapporti corretti di un minuto».

Osserva ancora: «Hollywood è un luogo pericoloso. Non solo sogni ma anche trabocchet­ti e tentazioni. Ogni giorno bisogna stare attenti a non fare sciocchezz­e». Sottolinea, non a caso, la scelta di abitare con la famiglia a New York. Da anni lontano da Hollywood, Damon non frequenta i tappeti rossi se non per le prime dei film di cui è protagonis­ta. E non ama il gossip.

Lo scandalo Weinstein ogni giorno si arricchisc­e di nuove accuse ma l’attore non mette in discussion­e il fatto che il produttore prima con la Miramax e poi con altre società «abbia concorso a cambiare le valutazion­i e i parametri distributi­vi della macchina di Hollywood». Sa bene però come in questo sistema ogni errore, grande o piccolo, rischia di non essere perdonato. «Come il successo, la caduta a Hollywood può essere repentina.

Non sempre viene concessa una seconda chance nel nostro ambiente. Ogni giorno a Los Angeles arrivano ragazzi e ragazze pronti a molto per il successo. Tutti noi che facciamo parte del mondo del cinema stiamo leggendo quello che viene pubblicato su Harvey. Con amarezza, dolore, tristezza».

Qui non solo sogni ma anche trabocchet­ti. Bisogna stare attenti a non fare sciocchezz­e

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Good Will HuntingGen­io ribelle (Afp) L’Oscar insieme Matt Damon e Ben Affleck alla cerimonia degli Oscar del 1998 con la statuetta vinta per la miglior sceneggiat­ura originale per

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