Mattarella ferma l’attacco a Visco: salvaguardare autonomia e indipendenza
La sorpresa di Palazzo Koch: «Fatto il nostro dovere con competenza e coscienza»
Prima vengono l’autonomia e l’indipendenza della Banca d’Italia. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scende in campo dopo l’approvazione, ieri in Parlamento, dell’inattesa mozione del Pd che, in vista della scadenza del primo mandato del Governatore della Banca d’Italia, il prossimo 31 ottobre, chiede un nome che garantisca «nuova fiducia» nell’istituto dopo le recenti crisi bancarie.
«Il Quirinale esprime l’avviso che le prese di posizione sulla Banca d’Italia debbano essere ispirate a esclusivi criteri di salvaguardia dell’autonomia e dell’indipendenza dell’istituto, nell’interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani» hanno fatto sapere fonti del Quirinale all’agenzia di stampa Reuters. A questi principi, sottolinea la Presidenza della Repubblica, dovrebbe «attenersi l’azione di tutti gli organi della Repubblica, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo».
In ballo non c’è un nome ma l’istituzione, la sua autonomia dal potere politico, sancita esplicitamente dai Trattati europei, la stessa su cui si fonda la Bce e l’intero sistema europeo delle banche centrali, e la sua credibilità, che resta un valore cruciale per il Quirinale.
Che non nasconde affatto la sorpresa per la mozione del Pd che ha colto in contropiede anche il governo, fino all’ultimo impegnato a smussarne i toni, originariamente ben più critici. E che sottolinea non a caso l’esigenza del «rispetto dei ruoli» specifici delle singoli istituzioni sulla nomina del Governatore. Una procedura stabilita dalla legge del 2005 e che non coinvolge minimamente il Parlamento, neanche a livello di commissioni parlamentari, ma impegna il governo, che propone il nome, e il presidente della Repubblica che decreta la nomina sentito il Consiglio Superiore della Banca centrale.
La mozione è arrivata del tutto inattesa anche a Via Nazionale, dopo i segnali di non belligeranza arrivati nei tempi più recenti da Palazzo Chigi. Fonti della Banca d’Italia, in serata, hanno sottolineato in primo luogo che «nella sua azione l’Istituto ha sempre agito in contatto con il governo». «La Banca d’Italia fa interamente il suo dovere nelle diverse funzioni che svolge, applicandovi competenza e coscienza. In particolare — si sottolinea — nella vigilanza bancaria, in questi anni segnati dalla più grave crisi economica della storia moderna d’Italia, ha difeso il risparmio nazionale limitando i danni». Danni, si aggiunge, «che non potevano non esserci data la gravissima condizione dell’economia».
I casi di gestione bancaria «cattiva o criminale» sono «stati contrastati per quanto consentito dalla legge» e, «quando opportuno, segnalati alla magistratura» sottolineano le stesse fonti della Banca centrale, assicurando la massima collaborazione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario appena insediata. «La Banca — si dice — sottometterà ogni documento rilevante per i lavori della Commissione, e il Governatore, che ha già parlato con il suo presidente, è pronto a essere ascoltato quando essa vorrà».
È possibile che l’occasione, visto anche l’improvviso precipitare della situazione, arrivi molto presto, permettendo a Visco di argomentare nel dettaglio la difesa dell’operato della banca. A Via Nazionale, a parte la sorpresa e il malumore iniziale, c’è comunque tranquillità e nessuna rassegnazione. Il Governatore i suoi uomini sono convinti di aver utilizzato tutti gli strumenti messi a loro disposizione dalla legge (in alcuni casi anche forzandoli un po’) per assicurare la tutela del risparmio degli italiani. E ora attendono le decisioni dell’esecutivo.
Visco chiuderà il suo primo mandato settennale a mezzanotte del 31 ottobre, in cui si celebra proprio la Giornata mondiale del Risparmio. La procedura di nomina è breve, in teoria basta un giorno, e potrebbe partire in qualsiasi momento con la convocazione di un Consiglio dei ministri. Che non dovrebbe tardare.
I principi A questi principi, per il Colle, «dovrebbero attenersi tutti gli organi della Repubblica»