Renzi e la mossa decisa in gran segreto: lo confermino pure, ma io non avallo
Il segretario ai suoi: non sono tra chi ha difeso il sistema economico e finanziario
DALLA NOSTRA INVIATA
L’intenzione era quella di tenersi lontano dal «chiacchiericcio» dei palazzi: per questo Matteo Renzi aveva preso il treno «Destinazione Italia». Ma l’eco di quanto avveniva a Roma lo ha costretto a intervenire sulla vicenda di Bankitalia al termine del primo giorno del suo tour. Ai collaboratori ha detto: «Io ho il massimo rispetto istituzionale per il Quirinale e Palazzo Chigi, però non faccio parte di quelli che hanno difeso il sistema economico e finanziario di questo Paese. E vorrei che fosse chiaro. Riconfermino pure Visco, noi non facciamo invasioni di campo, ma non avalliamo questa operazione».
Poi ai microfoni di Radio 105 ha rimarcato le tante «responsabilità» dell’attuale gestione di Palazzo Koch : «Io non ho un ruolo in questa vicenda e sono molto rispettoso delle prerogative istituzionali. Il compito spetta a Gentiloni, che farà la sue valutazioni. Oggi il Pd non ha messo in discussione le regole del gioco. Ma nella vicenda delle banche devono essere valutati tanti ruoli e tante responsabilità, anche dei vertici di Bankitalia. Nessuna invasione di campo, però il Pd non è certo responsabile della crisi delle banche, spero che anche altri possano dire altrettanto».
Renzi sa che questa presa di posizione non fermerà la riconferma di Visco, ma vuole che sia chiaro che il Pd non avalla quell’operazione. È determinato: vuole evitare che il partito venga coinvolto nuovamente «in maniera strumentale», in prossimità delle elezioni, nella vicenda delle banche. E tanta determinazione ha indotto i vertici del Nazareno a decidere l’altro ieri la linea della mozione. Un blitz condotto con grande riservatezza, tant’è vero che a Palazzo Chigi sono venuti a conoscenza dell’iniziativa solo ieri mattina, quando il gruppo del Pd ha iniziato la raccolta di firme per la mozione. Renzi, che era in Umbria, si è sentito solo dopo con Gentiloni, e in seguito a quel colloquio il gruppo del Pd ha accettato di attenuare i toni del testo. Ma in mattinata, sul treno che è partito dalla Stazione Tiburtina nessuno dei «big» lì presenti ha lasciato trapelare nulla. Non di certo il capogruppo Rosato, che ha interrotto il viaggio per raggiungere Roma e portare avanti l’operazione.
L’unica concessione che il segretario ha fatto in mattinata al «chiacchiericcio» ha riguardato gli obiettivi elettorali. Il traguardo è il 40% sul quale Renzi metterebbe «la firma». «Abbiamo raggiunto quell’obiettivo già due volte — ha spiegato — e non c’è due senza tre. Io spero di riuscirci perché è quello che serve a evitare le larghe intese». Perciò il leader del Pd dice «niente veti» quando gli si chiede di una possibile alleanza con Mdp. «Riusciremo a fare una coalizione più ampia di quanto si possa immaginare», è il convincimento di Renzi. «Anche se è prevedibile — osserva con qualche amico — che una parte della sinistra estrema scenderà in campo per conto suo. Fratoianni sta aspettando di capire se lo farà con Montanari o anche con Mdp».
Nello schema di Renzi il vero scontro sarà tra centrosinistra e centrodestra, perché «Grillo nella partita dei collegi è fuori gioco». E Renzi è talmente convinto che l’obiettivo 40% sia a portata di mano e che con quella percentuale «torneremo al governo», che ha in programma a metà novembre un incontro con Macron. Con lui vuole saldare un «asse per la crescita» per poter poi attuare, nella prossima legislatura, nuovi incentivi per il Jobs act e allargare anche ai ceti medi la misura degli 80 euro.
Le responsabilità «Nella vicenda delle banche devono essere valutati tanti ruoli e tante responsabilità»
più interessati a costruire una forza marginale e senza ambizioni di governo, o se vogliono contribuire a battere destre e populismi. Per noi nessun veto, siamo pronti a ragionare».
Renzi raccoglierà la sfida delle primarie?
«Non sono all’ordine del giorno. Comunque tutto questo viene dopo aver costruito un programma condiviso».
Avete i numeri al Senato per approvare il Rosatellum?
«Siamo ottimisti. Alla Camera la legge elettorale è stata approvata, nonostante il voto segreto, con i numeri più alti della storia repubblicana».
Di Maio ha lanciato un appello contro il Rosatellum.
«Di Maio non ha capito la nuova legge. Mentre col Consultellum le liste civetta al Senato sono consentite, noi abbiamo fissato uno sbarramento all’1% che impedirà di farle».
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