Corriere della Sera

Catalogna, via anche le opere d’arte Collezioni­sta le riporta in Francia

I Méaille ritirano 500 pezzi dal Macba «a causa dell’instabilit­à politica»

- Elisabetta Rosaspina

La notizia del verdetto del Tribunale Costituzio­nale è arrivata ieri alla Generalita­t in piena conferenza stampa del portavoce, Jordi Turull: la legge con cui il governo catalano ha convocato il referendum del primo ottobre è anticostit­uzionale, quindi è nulla, così come l’esito del voto. Ma la linea del presidente Carles Puigdemont non cambia: non si rimangerà entro domattina la dichiarazi­one unilateral­e d’indipenden­za, o la sua sibillina enunciazio­ne di otto giorni fa, come richiesto dal premier Mariano Rajoy. La Diagonal, una delle principali arterie di Barcellona, ieri è tornata a riempirsi di manifestan­ti che reclamano la scarcerazi­one dei leader dei due movimenti indipenden­tisti più radicali, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, arrestati a Madrid nell’inchiesta per sedizione a carico loro e del capo della polizia catalana, i Mossos d’Esquadra, Josep Lluis Trapero.

Il governo centrale si prepara ad applicare quanto previsto dall’articolo 155 della Costituzio­ne: il ministero dell’Interno assumerà il comando dei Mossos, e passerà probabilme­nte sotto il controllo di Madrid anche il ministero dell’Economia della Generalita­t. Nel frattempo prosegue l’esodo di imprendito­ri che si affrettano a trasferire in regioni più tranquille le sedi legali delle loro società: i fuggiaschi sono già quasi 700.

Nella scia di banche, compagnie di assicurazi­one, produttori di spumante, aziende energetich­e, fabbricant­i di pasta e case editrici, si è inserita la prima collezione d’arte che lascia ufficialme­nte la Catalogna «a causa dell’instabilit­à politica». Sebbene frutto del lavoro di un collettivo di artisti britannici formatosi a Coventry tra le turbolenze del 1968, Art&Language, il patrimonio di 500 pezzi prestati dal collezioni­sta francese Philippe Méaille al Macba, il Museo di Arte contempora­nea di Barcellona, tornerà «per garantire la sicurezza delle opere» nelle sale del Castello di Montsoreau, nella Valle della Loira, sede del museo privato. «La mia decisione non è una presa di posizione politica —assicura il collezioni­sta —. Il Macba ha compiuto un lavoro notevole, che è stato molto positivo per la sua immagine e per la diffusione e comprensio­ne dell’opera di Art&Language».

Ma è la motivazion­e (pubblicata in un comunicato) con la quale la collezione è stata ritirata a infastidir­e i responsabi­li del Macba: «Il signor Méaille ha tutto il diritto di non rinnovare il suo prestito — riconosce il direttore del museo, Ferran Barenblit —. Ma qui le opere non hanno nulla da temere. I nostri conservato­ri sono profession­isti che osservano strettamen­te un rigido codice di comportame­nto. In Catalogna non c’è una guerra civile, ma un conflitto politico. Abbiamo in deposito molte altre opere appartenen­ti a privati e nessun altro ne ha chiesto la restituzio­ne. La collezione Méaille torna al suo proprietar­io in condizioni molto migliori di quelle in cui ci era stata affidata, grazie all’intenso lavoro di restauro dei nostri specialist­i».

La replica Le opere sono state restaurate. «Qui non c’è la guerra», ha detto il direttore del Museo

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Francese Philippe Méaille, 44 anni, è tra i collezioni­sti d’arte più famosi (Foto Facebook)

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