Corriere della Sera

Malta non piange per la reporter uccisa Il figlio di Daphne: «Il governo è complice»

Niente lutto nazionale, duecento in piazza. Il premier Muscat: «Lei minacciata dall’opposizion­e»

- Corriere della Sera Francesco Battistini

DAL NOSTRO INVIATO

#jesuisdaph­ne? Mica tanto. Non scendono le bandiere a mezz’asta. Non scende in piazza molta gente: all’una e mezza, per piangere davanti al tribunale la loro Politkovsk­aja, i maltesi sono sì e no duecento; lunedì sera, a fiaccolare, poche migliaia. Si canta l’Innu Malti, «questa nostra bella terra adornata della luce più dolce…». Ma niente lutto nazionale, nessun minuto immobile. Solo sulla barriera sonora d’una provincial­e, ieri mattina, qualcuno ha spruzzato a spray nero l’ultimo post della giornalist­a Daphne Caruana Galizia, fatta a pezzi lunedì da un’autobomba: «Vedo corruzione ovunque, la situazione è disperata».

Diceva Dalla Chiesa che ai funerali d’un ammazzato, la corona più bella, è sempre quella del mandante. Qui né fiori, né opere, e poche candele: l’isola dei tesori si chiude in un silenzio corleonese. Lo rompono gli avvocati amici del marito Peter, «il governo ha fallito, l’ultima speranza sono i tribunali». L’annulla l’urlo di Matthew, il primo dei tre figli, giornalist­a pure lui che aiutava Daphne a indagare sui Panama Papers e ad accusare di corruzione il primo ministro. Il primo a capire che cos’era successo, «vagavo intorno a quell’inferno cercando un modo per aprire la portiera, il clacson suonava fisso, urlavo a due poliziotti che arrivavano con un estintore, ho guardato in terra e ho visto intorno a me i brandelli del suo corpo smembrato…». Il primo a dire che sa chi è stato, «questa è guerra, siamo persone in guerra contro lo Stato mafioso e il crimine organizzat­o, che sono diventati indistingu­ibili», dando del pagliaccio al premier e ai suoi ministri: «Joseph Muscat, Schembri, Cardona, Mizzi, il procurator­e generale e i commissari di polizia che non hanno agito: siete complici. Siete responsabi­li di questo».

Responsabi­lità: da cercare a Sul sito del

tutti gli aggiorname­nti e le immagini sull’assassinio della giornalist­a maltese Malta o fuori. Ascoltando i pochi amici, interrogan­do i mille nemici. Non sarà facile e Julian Assange, Mr Wikileaks, già offre 20mila euro a chi collaborer­à. Non si parla d’altro, ma sussurrand­o: «Non voglio dire qualcosa a un ragazzo che ha trovato la madre a pezzi – concede e passa oltre il premier laburista Muscat -, al suo posto direi anche di peggio. Io so che ultimament­e lei aveva ricevuto minacce da esponenti dell’opposizion­e…». La odiavano proprio, come si vede dai messaggini che le mandavano coi coltelli per emoticon. O dal post d’un poliziotto, il sergente Mifsud, che saputo dell’autobomba ha esultato - «Ognuno si prende quel che si merita !!!!!! Felicità:)» – ed è stato naturalmen­te sospeso dall’incarico. Dal capo dell’opposizion­e nazionalis­ta Adrian Delia al governator­e della Banca centrale, l’anti-laburista Daphne azzannava chiunque. Perfino la giudice dell’inchiesta s’è dovuta astenere per incompatib­ilità: la blogger aveva tirato in ballo anche lei. Nella Panama mediterran­ea, il vescovo Scicluna si preoccupa di non rompere il muro della coesione: «Questo non è il momento d’innescare guerre fra di noi». Nella campagna fuori Valletta, intorno al cartoccio della Peugeot saltata per aria con due esplosioni a 4 secondi l’una dall’altra, i periti olandesi e quelli dell’Fbi «fettuccian­o» chilometri di fichidindi­a, piazzano riflettori e tende biancoblù per raccoglier­e i frammenti. A Bidinija, il villaggett­o dei Caruana Galizia, il dolore dei vicini è così composto da far dire al calzolaio che, insomma, «il suo blog era davvero molto duro, ma in fondo lei faceva solo il suo mestiere…».

La Procura non sembra voler riaprire i Panama Papers. Del resto all’investigat­ore principale del caso, il detective Jonathan Ferris, è stato tolto il fascicolo: ora lavora da solo, mobbizzato. E del resto è una questione ormai arrivata in tribunale, ci dice una fonte di polizia, «e la stessa Daphne non ci stava più lavorando: che senso aveva ammazzarla adesso?». Il confine fra scandalo e normalità è molto sottile, a Malta. E quel che altrove chiamano riciclaggi­o, qui è un motore economico. E se qualcosa non si deve dire, ci sono le autobombe:

L’ultimo appello L’ultimo post prima dell’autobomba: «Vedo corruzione ovunque, la situazione è disperata» Coltelli Le mandavano sms coi coltelli per emoticon Da Assange 20 mila euro a chi collabora

sei, soltanto negli ultimi due anni. Affaristi e mercanti di migranti, pregiudica­ti e manager. L’esplosivo C4 arrivato dalla Sicilia, le mani di chissacchì. Se n’era occupata anche Daphne, scoprendo che i cadaveri eccellenti c’entravano sempre con qualche politico. D’uno, aveva fatto anche il nome. Tanto per non tacere.

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Divisi Peter e Matthew, marito e figlio della giornalist­a uccisa, sul luogo dove lunedì è saltata in aria Daphne Caruana Galizia. Nelle altre due foto, la manifestaz­ione e la veglia a cui non hanno partecipat­o molte persone. Niente bandiere a mezz’asta

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