Corriere della Sera

La lettera della sindaca sulla partita da 5 milioni In giunta i sospetti di un complotto dem

- di Marco Imarisio

La sera del 30 novembre 2016 la giunta comunale con un voto sovietico diede il via libera all’operazione immobiliar­e nell’area dell’ex Westinghou­se. Una sala congressi da 5.000 posti, soprattutt­o un supermerca­to della Esselunga, in una zona a ridosso del centro storico. Se ne discuteva da anni. E al grido di «No al mostro» i Cinque stelle avevano sempre fatto dell’opposizion­e a quel progetto un cavallo di battaglia. Ma incombeva l’approvazio­ne del primo bilancio della nuova amministra­zione, c’era bisogno di soldi. Quel giorno, poco prima di entrare in consiglio, Chiara Appendino spedì una lettera ufficiale indirizzat­a all’assessore al Bilancio Sergio Rolando e al direttore della Divisione Finanza Anna Tornoni nella quale affermava «con riferiment­o alla prossima sottoscriz­ione dell’Accordo di Programma» che «stante le trattative in corso su varie partite aperte con la Città, non è prevista la restituzio­ne dei 5.000.000 di Euro anticipati da Ream spa nel dicembre 2012 a titolo di caparra».

Bilancio, maledetto bilancio. Lo scontro tra la giunta Appendino e le precedenti amministra­zioni di centrosini­stra si gioca soprattutt­o sui numeri. L’esposto alla Procura da cui nasce l’indagine che vede indagati le tre figure principali della nuova amministra­zione a Cinque Stelle è stato firmato dal capogruppo pd Stefano Lo Russo e dal notaio Alberto Morano, capogruppo dell’omonima lista civica. Il nome di Anna Tornoni è considerat­o da fonti vicine ad Appendino come una prova di una vendetta, se non di un complotto, da parte delle opposizion­i.

La dirigente comunale, fama di persona schiva, riservata e competente, nel 2013 era stata nominata da ragioniere caposta po del Comune da Fassino, in sostituzio­ne di una figura quasi mitologica come Domenico Pizzala, che aveva ricoperto quell’incarico dal 1967 fino al giorno delle pensione. Si è op- per mesi all’idea dello storno del debito, ed è infine diventata il testimone principale dell’accusa.

Nelle intenzioni di Appendino e dei suoi collaborat­ori, quell’operazione contabile era un altro passo verso la quadratura del cerchio. La necessità di evitare il dissesto dell’amministra­zione comunale aveva portato all’iscrizione a bilancio dei crediti futuri ma non dei debiti del passato. Da una parte si rinunciava magari ai propri principi ma si incassavan­o 19 milioni. Dall’altra si operava un risparmio, rimandando a data da destinarsi, ovvero al bilancio seguente, la restituzio­ne del denaro versato alla giunta Fassino dalla società Ream come prelazione per una gara alla quale poi non avrebbe partecipat­o.

Il Comune aveva confermato l’intenzione di pagare quanto dovuto una volta che fossero stati perfeziona­ti gli atti di aggiudicaz­ione dell’appalto, che venne chiuso il 29 dicembre 2016. In tempo quindi per essere inserito nel bilancio che sarebbe stato approvato nel 2017. Da una nuova giunta, da una nuova sindaca.

«Sarà il Dies Irae». Ogni cosa verrà svelata, nulla resterà impunito. Nel novembre 2016 Paolo Giordana, il braccio destro di Appendino, l’uomo che ha inventato la sua candidatur­a, definiva così l’operazione di disvelamen­to dei conti che il nuovo corso si apprestava a lanciare. La lettera protocolla­ta di Chiara Appendino legherebbe secondo la procura le sorti della sindaca a quella dell’assessore Rolando e di Giordana, che proprio in quei giorni faceva pressioni via mail sul ragioniere capo Tornoni, invitandol­a a stornare quei 5 milioni dalla relazione preliminar­e in virtù di trattative in corso con la contropart­e. «Ti pregherei di rifare la nota solo per le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghou­se. Per quanto riguarda il debito con Ream, lo escluderei al momento dal ragionamen­to, in quanto con tale soggetto sono aperti altri tavoli di confronto».

La Ream aveva invece già chiarito come doveva essere pagato il debito, in tre rate. E soprattutt­o il Collegio dei revisori aveva emesso un parere in data 27 aprile 2017 precisando come i soldi dovuti alla società avrebbero dovuto essere contabiliz­zati nel 2017 e non nel 2018. Era tutto scritto, sostengono i magistrati torinesi. Anna Tornoni è stata sollevata dall’incarico dopo la chiusura di quel bilancio. Paolo Giordana è caduto in disgrazia per i fatti di piazza San Carlo. E la giunta Appendino ha intanto approvato l’apertura di altri 7 centri commercial­i.

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