«Bene la democrazia diretta. Alle urne almeno il 30%»
Buffagni, l’uomo del Nord nei 5 Stelle: siamo aperti al dialogo con tutti, anche con Confindustria
«Domenica mi aspetto la vittoria del Sì, ma per noi è già un successo il fatto che si voti: è “democrazia diretta”, il sogno di Gianroberto Casaleggio. Come sapete, il quesito è stato scritto da noi e poi votato dal centrodestra»: Stefano Buffagni, consigliere lombardo e uomo nuovo del Movimento al Nord, spiega il suo punto di vista sul referendum: «Bisogna aprire un dibattito sulle necessità dei territori, che hanno tra loro esigenze diverse. Serve dare più autonomia a chi dimostra di saper gestire le risorse».
Che affluenza vi aspettate?
«Mi auguro ci sia almeno un voto in più rispetto al Referendum sulle trivelle (in Lombardia fu il 30,4%, ndr) : milioni di cittadini. Un voto che non potrà essere ignorato».
Perché il Movimento non si sta spendendo per il voto?
«Scherza? Siamo sui territori giorno e notte a spiegare il contenuto».
E perché non andate in tv?
«Fare politica non è occupare le tv come fa Salvini, promuovendo solo se stesso. Lui non ha la minima idea di come funzionano le autonomie locali e si vede quando parla di residuo fiscale e di miliardi di euro alla Lombardia. Nessun euro verrà tolto ad altri territori. Dal centrodestra abbiamo avuto solo strumentalizzazioni e demagogia».
Con la Lega siete allo scontro ma è uno dei pochi interlocutori se volete governare.
«I nostri interlocutori sono i cittadini».
Al Nord nei sondaggi brillate poco, perché?
«Non amo analizzare i sondaggi: è speculazione. Di sicuro non ci aiuta la retorica che vuole il Nord ricco e dinamico: corruzione, troppa burocrazia, tasse e inefficienza continuano a frenare il settentrione».
Avete ambizioni governiste ma anche preclusioni verso il mondo finanziario...
«Ascoltiamo tutti, ma portiamo avanti le nostre idee con convinzione».
Anche Assolombarda o Confindustria?
I sondaggi Noi male nei sondaggi al settentrione? Colpa della retorica del Nord ricco e produttivo
«Certo, ma tenendo presente che uno Stato ha il dovere di difendere le sue imprese e che deve farlo nell’interesse della collettività».
A volte si è smarcato dalle posizioni ufficiali M5S, come per l’opa su Mediaset.
«Non è esatto, Mediaset è un’importante azienda e va salvaguardata nel rispetto delle norme e della legge: vi lavorano migliaia di professionisti che dobbiamo tutelare».
Ormai siamo in un mondo globalizzato però.
«Non si può tollerare di veder finire in mani straniere degli asset fondamentali come già successo con Telecom, Edison o Parmalat. È inaccettabile come Calenda ha gestito la vicenda Fincantieri-Stx: vendono come un successo la genuflessione agli interessi francesi».