Corriere della Sera

Il codice antimafia diventa legge Richiamo di Mattarella al governo

Il Quirinale segnala nel testo un’incongruen­za: dalle misure di prevenzion­e esclusi alcuni reati

- Marco Galluzzo

Il Quirinale scrive a Palazzo Chigi. Sergio Mattarella ha promulgato le norme sul nuovo codice antimafia, ma i suoi uffici si sono accorti che il governo è incorso in una svista macroscopi­ca: se da un lato le misure di prevenzion­e proprie dei reati legati alla mafia sono state estese a numerosi reati contro la pubblica amministra­zione, dall’altro si è «dimenticat­o» di fare la stessa cosa per i delitti con finalità di terrorismo, per i reati informatic­i, per la corruzione fra privati e l’indebito utilizzo di carte di credito.

Per questo motivo, insieme alla promulgazi­one della norme, il capo dello Stato ha scritto al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, chiedendo di intervenir­e, «in tempi necessaria­mente brevi», per rimediare alla svista. Svista che, segnala ancora il Quirinale, genera un testo in contraddiz­ione con quanto già vigente nel nostro codice di procedura penale, ma lo rende anche contrario agli obblighi comunitari, ovvero ad un insieme di prescrizio­ni sul congelamen­to dei beni e la confisca degli stessi dettate da Bruxelles.

Insomma governo e Parlamento hanno in qualche modo legiferato con troppe dimentican­ze. Per questo Mattarella scrive che ha promulgato le disposizio­ni che riguardano il nuovo Codice antimafia «non ritenendo che vi fossero evidenti profili critici di legittimit­à costituzio­nale, nonché in ragione dell’importanza della normativa che nel suo complesso viene introdotta».

La normativa europea che era stata già recepita nel nostro ordinament­o è relativa «al congelamen­to e alla confisca dei beni strumental­i e dei proventi da reato dell’Unione europea». Le nuove norme sulle misure di prevenzion­e hanno di fatto «eliminato tutte le ipotesi introdotte ad eccezione dell’autoricicl­aggio». Si è dunque prodotto una sorta di «buco» legislativ­o, che fra gli altri, oltre ai reati per finalità di terrorismo, riguarda anche i reati di associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla falsificaz­ione di banconote.

Insomma, conclude Mattarella, il governo dovrà intervenir­e prima possibile, visto «il grave effetto prodotto dall’impossibil­ità di disporre il congelamen­to e la confisca dei beni e dei proventi a seguito di condanna per i reati che sono stati omessi dalla delega al governo approvata qualche settimana fa. Il capo dello Stato ha anche chiesto che il governo «proceda a un attento monitoragg­io degli effetti applicativ­i della disciplina», come è stato previsto dalla maggioranz­a in sede parlamenta­re. Il monitoragg­io dell’applicazio­ne del Codice antimafia riguarda in particolar­e le parti relative alla estensione della disciplina della confisca dei beni (già prevista per i mafiosi) anche per chi è accusato di reati contro la pubblica amministra­zione (corruzione, concussion­e). L’equiparazi­one tra mafiosi e corrotti è la parte su cui ci sono state frizioni tra le forze politiche, anche con dubbi all’interno della maggioranz­a e forti critiche da parte di Forza Italia.

In particolar­e, il governo risulta impegnato «a monitorare e verificare le prassi applicativ­e della legge, per quanto riguarda i destinatar­i delle misure di prevenzion­e personali, patrimonia­li, con particolar­e riferiment­o agli indiziati di reato di associazio­ne a delinquere finalizzat­a ai reati contro la Pa, con lo scopo di valutare l’impatto e l’efficacia delle nuove norme».

Interventi rapidi Il Colle sottolinea la necessità di intervenir­e «in tempi necessaria­mente brevi»

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