Il codice antimafia diventa legge Richiamo di Mattarella al governo
Il Quirinale segnala nel testo un’incongruenza: dalle misure di prevenzione esclusi alcuni reati
Il Quirinale scrive a Palazzo Chigi. Sergio Mattarella ha promulgato le norme sul nuovo codice antimafia, ma i suoi uffici si sono accorti che il governo è incorso in una svista macroscopica: se da un lato le misure di prevenzione proprie dei reati legati alla mafia sono state estese a numerosi reati contro la pubblica amministrazione, dall’altro si è «dimenticato» di fare la stessa cosa per i delitti con finalità di terrorismo, per i reati informatici, per la corruzione fra privati e l’indebito utilizzo di carte di credito.
Per questo motivo, insieme alla promulgazione della norme, il capo dello Stato ha scritto al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, chiedendo di intervenire, «in tempi necessariamente brevi», per rimediare alla svista. Svista che, segnala ancora il Quirinale, genera un testo in contraddizione con quanto già vigente nel nostro codice di procedura penale, ma lo rende anche contrario agli obblighi comunitari, ovvero ad un insieme di prescrizioni sul congelamento dei beni e la confisca degli stessi dettate da Bruxelles.
Insomma governo e Parlamento hanno in qualche modo legiferato con troppe dimenticanze. Per questo Mattarella scrive che ha promulgato le disposizioni che riguardano il nuovo Codice antimafia «non ritenendo che vi fossero evidenti profili critici di legittimità costituzionale, nonché in ragione dell’importanza della normativa che nel suo complesso viene introdotta».
La normativa europea che era stata già recepita nel nostro ordinamento è relativa «al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato dell’Unione europea». Le nuove norme sulle misure di prevenzione hanno di fatto «eliminato tutte le ipotesi introdotte ad eccezione dell’autoriciclaggio». Si è dunque prodotto una sorta di «buco» legislativo, che fra gli altri, oltre ai reati per finalità di terrorismo, riguarda anche i reati di associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione di banconote.
Insomma, conclude Mattarella, il governo dovrà intervenire prima possibile, visto «il grave effetto prodotto dall’impossibilità di disporre il congelamento e la confisca dei beni e dei proventi a seguito di condanna per i reati che sono stati omessi dalla delega al governo approvata qualche settimana fa. Il capo dello Stato ha anche chiesto che il governo «proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina», come è stato previsto dalla maggioranza in sede parlamentare. Il monitoraggio dell’applicazione del Codice antimafia riguarda in particolare le parti relative alla estensione della disciplina della confisca dei beni (già prevista per i mafiosi) anche per chi è accusato di reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione). L’equiparazione tra mafiosi e corrotti è la parte su cui ci sono state frizioni tra le forze politiche, anche con dubbi all’interno della maggioranza e forti critiche da parte di Forza Italia.
In particolare, il governo risulta impegnato «a monitorare e verificare le prassi applicative della legge, per quanto riguarda i destinatari delle misure di prevenzione personali, patrimoniali, con particolare riferimento agli indiziati di reato di associazione a delinquere finalizzata ai reati contro la Pa, con lo scopo di valutare l’impatto e l’efficacia delle nuove norme».
Interventi rapidi Il Colle sottolinea la necessità di intervenire «in tempi necessariamente brevi»