«Parleremo ai giovani con il loro linguaggio»
Il rettore Verona: resta il rigore con la nuova sfida dello schermo per i docenti
Il professor Gianmario Verona è rettore dell’Università Bocconi da quasi un anno e da subito ha cercato di aprire il suo ateneo all’esterno. Insieme con il Corriere della Sera ha avuto l’intuizione di confezionare delle pillole video destinate agli adolescenti.
Come è nata l’idea?
«Da quando sono diventato rettore giro molto nelle scuole superiori, licei e non solo. Sono rimasto affascinato dalla qualità degli studenti, ma disarmato dalla non conoscenza dei temi di cui ci occupiamo: l’economia, certo. Ma anche il management, il marketing, l’innovazione».
In effetti la Bocconi non tratta più solo di alta finanza.
«Ci occupiamo anche di arte, cultura, giurisprudenza. Di tutte le scienze sociali. Cioè della rotondità del pensiero. Tutte materie che impattano nella vita quotidiana non solo dei genitori, ma dei ragazzi stessi. Ho visto che all’estero ci sono già iniziative simili a quella che presentiamo oggi, ho pensato fosse opportuno replicarle in Italia».
Ha trovato studenti poco preparati: come mai, secondo lei?
«I ragazzi sono distanti dalle tematiche che trattiamo. L’alternanza scuola/lavoro li avvicina, certamente. Ma evidentemente non basta. Noi, così come il Corriere, siamo produttori di conoscenza. Ci è sembrato naturale rivolgerci al direttore Fontana perché entrambi, nei nostri campi, siamo interessati a una corretta informazione e formazione per questa popolazione».
Possono essere delle pillole video la risposta?
«Non bastano, ovviamente. Ma per il tipo di linguaggio e di fruizione differente sono un prodotto piacevole che è molto efficace. Trattare tematiche serie e importanti in modo semplice e dal ritmo accattivante, non significa per forza fare cose banali. Dentro, c’è tutta l’autorevolezza di Corriere e Bocconi».
Quando ha proposto questa iniziativa al suo corpo docente, qual è stata la reazione?
«Ci sono sempre dubbi quando nascono queste cose, penso sia normale. Durante la presentazione ai docenti sono emerse delle domande critiche, ma nel complesso hanno sposato l’iniziativa con interesse. Tanto da restare anche io sorpreso dall’entusiasmo che si è creato».
Non era scontato che un’istituzione vista da fuori come un po’ «polverosa» potesse lanciarsi sul web con dei video così originali. È un tassello dell’innovazione che vuole portare in Ateneo?
«L’innovazione si deve fare, ma sempre nel rispetto della storia. Nelle università, ma penso anche nei giornali, non ci può essere disruption. Il formato può essere innovativo, ma il rigore nei contenuti è sempre lo stesso. Quello ultra centenario di Bocconi e Corriere».
Cosa le farà dire che l’iniziativa
Il prodotto C’è innovazione ma nel rispetto della storia, il rigore dei contenuti è sempre lo stesso
ha avuto successo? Le basterà il numero delle condivisioni sui social?
«Certo che no. Da un punto di vista quantitativo, se riusciremo a fare molti clic, saremo contenti perché significa che il video è piaciuto. Ma l’iniziativa sarà giusta se il clic sarà quello dell’accensione di una lampadina per questi ragazzi che si preparano a lasciare le scuole superiori per affrontare il mondo del lavoro e delle università. E poi ci sono i professori».
Le Snack News non sono pensate per i professori.
«No, ma sarebbe un successo se qualche professore iniziasse a utilizzare in aula qualche pillola per spiegare la sua materia, la sua applicazione nella realtà. Vorrebbe dire che abbiamo aperto una breccia».
@chedisagio