Perché Kompatscher apre le porte all’Italia
Caro Aldo, i treni Roma/Genova, non propriamente un percorso secondario, Frecce comprese, si fermano e partono dal binario 25, a circa 1 Km dalla testa della stazione. Giunti in stazione con 15 minuti in anticipo, dato che né mia moglie né io siamo mezzofondisti, siamo arrivati al treno un minuto prima della partenza con il fiatone. Tutto ciò per raccontare l’incontro con un capotreno disponibile che ci ha edotto sulle motivazioni (che risparmio), ma non ha saputo dirci perché 20 anni or sono i vecchi Intercity percorrevano la stessa tratta in minor tempo. Forse è come per la Autostrada Tirrenica: siamo considerati figli di un Dio minore.
Arnoldo Rossi, Livorno Caro Arnoldo lei ha ragione, quella linea è disgraziata, e Genova dai treni è servita malissimo.
Annuncia fiero che il nuovo spazio avveniristico ospiterà anche i «laboratori di conservazione delle mummie che hanno già lavorato alla conservazione di Ötzi, l’uomo del Similaun». Il leader della Südtiroler Volkspartei Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano (e allegata presidenza regionale), fa però di tutto per non restare imbalsamato tra le bende e i legacci di un passato di rancori. Parallelamente alla battaglia per restituire a località sudtirolesi dove non c’è un italiano l’originale toponimo solo tedesco, scelta contestata dagli sciovinisti nostrani ma spesso di puro buon senso, e parallelamente agli omaggi scontati a Sebastian Kurz vincitore delle elezioni austriache, Kompatscher ha spalancato le porte all’Italia produttiva con parole assai accoglienti. E lontane da una retorica e spesso ringhiosa ostilità verso tutto ciò che aveva a che fare con Roma. Spiegando la nascita di «NOI Techpark», il nuovo parco tecnologico di Bolzano che sarà inaugurato venerdì prossimo con il sottosegretario Maria Elena Boschi (e anche questo, al di là delle polemiche su Banca Etruria, è interessante), il segretario della Svp dice: «L’Alto Adige è già un laboratorio italiano a cielo aperto per la protezione dell’ambiente». «Laboratorio italiano». Parole che ai fanatici revanscisti come la pensionata d’oro Eva Klotz, la sedicente cattolica capace di scrivere un libro di 360 pagine senza un cenno di pietà cristiana per i morti del terrorismo sudtirolese, saranno andate di traverso. Ma Kompatscher, che come Silvius Magnago rivendica di sentire come la propria patria l’Austria ma di essere anche un cittadino italiano, ha tirato dritto: «Nella nostra Green Region stiamo lavorando all’incentivazione della mobilità elettrica, spingendo la produzione di energia rinnovabile, incentivando il car sharing per un progressivo addio ai carboni fossili. Con il parco tecnologico offriamo una base alle aziende italiane che vogliano lavorare su questi temi come su quelli della protezione civile, in particolare se legati ai territori montuosi». Certo, non basta la parola «Noi» (acronimo di «Nature of Innovation») per rilanciare l’amicizia con lo Stato italiano. Quando parla di «un buon esempio di cosa si può fare, grazie all’autonomia, a vantaggio di tutto il Paese», però, il leader della Südtiroler Volkspartei, parla del «nostro» Paese: l’Italia. E quando con garbo istituzionale parla di «territorio altoatesino» invece che di «territorio sudtirolese», usa un linguaggio di pace, europeo, che sarebbe un delitto non cogliere.
La tratta Roma-Genova è servita malissimo