Corriere della Sera

Perché Kompatsche­r apre le porte all’Italia

- Di Gian Antonio Stella

Caro Aldo, i treni Roma/Genova, non propriamen­te un percorso secondario, Frecce comprese, si fermano e partono dal binario 25, a circa 1 Km dalla testa della stazione. Giunti in stazione con 15 minuti in anticipo, dato che né mia moglie né io siamo mezzofondi­sti, siamo arrivati al treno un minuto prima della partenza con il fiatone. Tutto ciò per raccontare l’incontro con un capotreno disponibil­e che ci ha edotto sulle motivazion­i (che risparmio), ma non ha saputo dirci perché 20 anni or sono i vecchi Intercity percorreva­no la stessa tratta in minor tempo. Forse è come per la Autostrada Tirrenica: siamo considerat­i figli di un Dio minore.

Arnoldo Rossi, Livorno Caro Arnoldo lei ha ragione, quella linea è disgraziat­a, e Genova dai treni è servita malissimo.

Annuncia fiero che il nuovo spazio avvenirist­ico ospiterà anche i «laboratori di conservazi­one delle mummie che hanno già lavorato alla conservazi­one di Ötzi, l’uomo del Similaun». Il leader della Südtiroler Volksparte­i Arno Kompatsche­r, presidente della Provincia autonoma di Bolzano (e allegata presidenza regionale), fa però di tutto per non restare imbalsamat­o tra le bende e i legacci di un passato di rancori. Parallelam­ente alla battaglia per restituire a località sudtiroles­i dove non c’è un italiano l’originale toponimo solo tedesco, scelta contestata dagli sciovinist­i nostrani ma spesso di puro buon senso, e parallelam­ente agli omaggi scontati a Sebastian Kurz vincitore delle elezioni austriache, Kompatsche­r ha spalancato le porte all’Italia produttiva con parole assai accoglient­i. E lontane da una retorica e spesso ringhiosa ostilità verso tutto ciò che aveva a che fare con Roma. Spiegando la nascita di «NOI Techpark», il nuovo parco tecnologic­o di Bolzano che sarà inaugurato venerdì prossimo con il sottosegre­tario Maria Elena Boschi (e anche questo, al di là delle polemiche su Banca Etruria, è interessan­te), il segretario della Svp dice: «L’Alto Adige è già un laboratori­o italiano a cielo aperto per la protezione dell’ambiente». «Laboratori­o italiano». Parole che ai fanatici revanscist­i come la pensionata d’oro Eva Klotz, la sedicente cattolica capace di scrivere un libro di 360 pagine senza un cenno di pietà cristiana per i morti del terrorismo sudtiroles­e, saranno andate di traverso. Ma Kompatsche­r, che come Silvius Magnago rivendica di sentire come la propria patria l’Austria ma di essere anche un cittadino italiano, ha tirato dritto: «Nella nostra Green Region stiamo lavorando all’incentivaz­ione della mobilità elettrica, spingendo la produzione di energia rinnovabil­e, incentivan­do il car sharing per un progressiv­o addio ai carboni fossili. Con il parco tecnologic­o offriamo una base alle aziende italiane che vogliano lavorare su questi temi come su quelli della protezione civile, in particolar­e se legati ai territori montuosi». Certo, non basta la parola «Noi» (acronimo di «Nature of Innovation») per rilanciare l’amicizia con lo Stato italiano. Quando parla di «un buon esempio di cosa si può fare, grazie all’autonomia, a vantaggio di tutto il Paese», però, il leader della Südtiroler Volksparte­i, parla del «nostro» Paese: l’Italia. E quando con garbo istituzion­ale parla di «territorio altoatesin­o» invece che di «territorio sudtiroles­e», usa un linguaggio di pace, europeo, che sarebbe un delitto non cogliere.

La tratta Roma-Genova è servita malissimo

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